Autofinzione - Si è sempre
praticata in realtà, da Catullo, o Saffo (e Omero?). Nuovo è il discorso. Invadente,
presuntuoso, come tutti i “discorsi” oggi, che dopo Barthes-Eco prevalgono sui
fatti – comprese le mamme e i ricordi d’infanzia, per quando vergognosi.
Camilleri – La
migliore scienza politica è dei suoi coevi (Vasquez Montalbàn, spagnolo, Yasmina
Khadra, algerino, Markaris, greco), dei narratori. In Italia la scienza
politica di Montalbano è debole: non va oltre le ejaculazioni contro Berlusconi,
rituali. Da un punto di vista reazionario.
Montalbano si
suggerisce “comunista” ma quello è: rispetta la mafia, ed è maschilista. Anche
fisicamente, come lo rappresentano Sironi e Zingaretti. Quando si farà la
storia, la Spagna del primo socialismo post-franchista si potrà senz’altro
leggere in Vazquez Montalbàn, senza altre pezze d’appoggio, non ce n’è bisogno,
la Grecia pre- e post-crisi in Markaris, l’Algeria della corruzione e del terrorismo
in Khadra. Montalbano testimonierà la confusione (ipocrisia?) di certa sinistra.
Ci sarà la Sicilia,
quella sì, fondale vaporoso, fantastico – ma è di Sironi, il regista. Che
è anche il “segreto”, non da poco certo, del successo ripetuto, continuato del
personaggio e della serie al cinema. Agire le storie in una Sicilia ricca, non minata dal
pregiudizio unitario, robusto ormai di un secolo e mezzo - a opera dei siciliani
ma non è questo il punto. Negli esterni e negli interni, tutti dignitosi e anzi
lussuosi, mai miseri, anche gli ambienti poveri, di pescatori, contadini, refoulés: Con personaggi tutti di
spessore, anche le comparse, per dizione, portamento, caratterizzazione, una recitazione che ha una tradizione, perfino nelle ragazzette che altrove non sanno essere altro che veline. .
Classico – Da qualche tempo è stato igienizzato, puntato
sulle terme. Non le architetture più fascinose, per struttura, arredi, decorazioni,
disposizione degli interni, luminosità – solo grandi. Ma sono gli edifici più
premiati dal turismo. Da quando sono venuti in massa gli americani, o gli altri
si sono improntati agli americani, di cui l’atto quotidiano per eccellenza è la
doccia. Solo calidari e saune suscitano, nelle vaste rappresentazioni delle
guide, interesse.
Diario – Thomas Mann ha lasciato ottomila pagine di
diario. Compresi alcuni volumi a suo modo di vedere scabrosi, “Diari privati
dal1933 al 1951. Senza valore letterario”, poiché li ha raccolti con l’apposita
indicazione di non pubblicarli prima dei vent’anni dalla sua morte. Nei quali
non si scopre nulla che non si sappia. C’è l’omoerotismo confessato, ma niente
più di come lo ha raccontato – senza peraltro nessun “oggetto” preciso,
nominale. Della moglie si sa di più dagli stessi racconti – Mann non ne amava
la famiglia. O da due parole di Thomas Bernhard, che dice Katia la “tipica
donnetta tedesca, avida”: accetta le fissazioni del marito per i giovanotti, e
la mancanza di desiderio nei suoi confronti (ma avevano fatto bene o male sei
figli) per interesse.
Una
distinta ipocondria i diari di Thomas Mann indirettamente, per se, confermano. Pieni anche come sono di notazioni fisiche, insonnie,
sonniferi, calmanti, metereopatie. Ma non abbastanza per dirlo vittima di crisi
malinconiche (depressive) – uno che la scritto almeno diecimila pagine di narrazioni
strutturatissime. Della natura delle
disattenzioni e delle collere per i familiari. Nell’egoismo totale, un’armatura
inattaccabile, che è degli ipocondriaci.
Quello
di Gide è stato compresso di due volumi della Pléiade, ma prende sessant’anni,
senza interruzioni. Anche qui senza novità, neppure sull’omosessualità, altrove
esposta, seppure contraffatta.
Anche
quello di Pepys è sterminato, ma è un piccolo teatrino. Quello dei Goncourt,
anch’esso sterminato, è pettegolo. Come quello di Léautaud – si direbbe il genere
francese, con appendici inglesi (fino a V. Woolf). Quello di Stendhal è invece
della giusta misura, e per questo leggibile – non per le cose che racconta,
spesso banali, ma perché è parte dell’“economia” (stile) stendhaliano. Semplice,
al punto che non si riesce a classificarlo.
Il
diario intimo è ora genere d’interesse pubblico, finito a Anghiari, per la cura
di Saverio Tutino, e a Amberieu in Francia, in una con la storia orale inglese,
in archivi “democratici”, non selezionati. Ma il genere ha un ottimo esemplare
letterario in Baudelaire, “Il mio cuore messo a nudo”.
Agnès
Cusson ne ha tracciato, nel “Magazine Littéraire” di aprile, l’esigenza perfino
tra le badesse di Port Royal, Angélique e Agnès Arnauld, sorelle, e sorelle del
Grande Arnauld, e la loro nipote Angélique de Saint-Jean Arnauld d’Andilly,
nonché della suora Jaqueline Pascal, la sorella.q
È,
anche, il “rifarsi un vita”. Dei carcerati, degli orfani, degli abbandonati,
dei terremotati.
Genere
ambiguo, si dice, ma non più di altri per quanto storici o psicologici, o
romanzi-verità..
“Falso autentico” lo vuole Daniele Gilioli, “Senza trauma” – e qui
ci sarebbe da interrogarsi su “autentico”, ma Gilioli lo usa in senso notarile,
di certificato: l’autore assicura che parlerà di sé.
Il titolo di Gilioli dice però che senza trauma non si scrive –
senza ironia. Sull’autorità di Walter Benjamin - “è difficile farci succedere
qualcosa”. Buono come presa d’atto, di critico “militante”, che deve leggere
ogni giorno un nuovo romanzo, meno come critica o pedagogia. Bisogna aver fatto
lunghi viaggi in treno ed essersi sorbite interminabili storie di malanni per
saperne la delittuosità (che però si penserebbe intuitiva: in genere ci si
astiene dal fare pipì in pubblico).
Femminismo marxista – Alla fine di marzo del 1851 arrivò in casa Marx il
quinto figlio, Franziska. Karl ne diede così l’annuncio a Engels: “Mia moglie,
purtroppo, ha partorito una ragazzina e non un garçon”.
La donna è molto vecchio stile nelle carte di Marx. Quello che ora
in Italia viene chiamato “questionario Proust”, le “confessioni” che le ragazze
facevano riempire ai genitori e agli amici di famiglia, ha per prima questa
risposta di Marx alla figlia Jenny che chiede “la qualità che apprezzi di più”:
“Negli uomini la forza; nelle donne la debolezza”.
Montaigne – È detto
scettico. E lo è. Al punto da mettere a disagio Descartes, al quale invece un
modo decentrato e mobile dava un po’ le vertigini. Ma molto arroccato sullo
scetticismo.
Piacere – Diventa
noiosissimo, anch’esso, nella trattazione di Manzoni (la lettera a Rosmini che
si pubblica come “Del piacere”).
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