astolfo
Adulterio
–
L’islam lo punisce con la lapidazione, il Vangelo ne fa la prova per eccellenza
dell’amore. L’adultera, che poi sarà venerata per santa, Gesù perdona non
perché si è pentita ma perché il suo amore era profondo. E quando, poco prima
della morte, essa gli cosparge il capo di profumi preziosi, non le rimprovera
lo spreco né l’avventatezza, come vorrebbero i discepoli protoborghesi, ma
l’apprezza e se ne commuove.
Democrazia
–
Fatica a riprendersi dallo schiacciamento sull’oclocrazia, il dominio della
folla – la piazza, l’occupazione, lo stesso Grillo. Irregolare sempre, è il suo
genoma. Ma ingiusta, con le minoranze e con la maggioranza, sia pure
silenziosa.
O.Wilde dice la democrazia spregiativamente
“il bastonamento del popolo da parte del popolo e per il popolo”. Il che non è
reazionario come sembra, né confuso: è vero, è questa la sommatoria finale. Nell’assemblearismo
italiano, a esempio, doppiato dai media dominanti su ogni altra possibilità di
dibattito, vociferanti, insistenti, suadenti.
La controprova è che avvilisce
tutti i suoi partecipanti, gli spettatori passivi come i “gestori” della
comunicazione, produttori, direttori, ospiti – solo ci guadagnano i soggetti
della pubblicità. Lo spirito critico e di rivolta che è il suo proprio degenera
a sostegno di un’artefatta, confusa, buona opinione. Nella migliore delle
ipotesi a nessun effetto.
Donna
–
Non ha i numeri. Ci sono matematiche, ma non musiciste né architetti. Mentre ci
sono sempre state, anche in tempi patriarcali, poetesse e artiste, e filosofe.
Femminismo
–
È un fatto unico nella storia: una rivoluzione rapida e consolidata, senza
imposizioni, senza controindicazioni – un ribaltamento. Fino al 1970, per
secoli e millenni, si sono dette e scritte cose delle donne che d’improvviso
sono svanite. Si pensa solo in Italia, ma è fenomeno universale, nella geografia
e nelle forme espressive – per esempio in letteratura, a Hollywood e perfino a Bollywood.
Più che altrove, è in chiesa che
il femminismo ha ribaltato la situazione. Dove pure la donna ha sempre avuto un
ruolo, come santa e nell’immagine onnicomprensiva della Madonna, vergine,
madre, figlia, sposa. Nel 1966 Cristina Campo non poteva scrivere nelle riviste
religiose di dottrina e nemmeno di riti: le collaborazioni femminili non erano
ammesse. La donna , si diceva, “se ne sta zitta come in chiesa”, nel senso che
non poteva interloquire. Giusto il monito di san Paolo.
Guerra
–
Sempre “difensiva” la dice Clausewitz, VI, 7, attacca chi si difende. Non è mai
l’aggressore ad aprire le ostilità, spiega il teorico della guerra, sempre
invece l’aggredito, a partire dal momento in cui si difende. Paradosso? È il
collante della guerra, la ratio dei
comandanti – etica naturalmente, non logica.
Islam – Il fatalismo è connotato repressivo,
coloniale, e tuttavia è vero che la morte
non è una tragedia per il buon mussulmano. Si spiega anche così l’assurda
acquiescenza nei paesi islamici al terrorismo, che vi è particolarmente feroce
e devastante, contro i devoti alla moschea, contro i bambini alle scuole, e le
donne ai mercati, i malati all’ospedale.
La totale omertà che copre i terroristi è la passività: si spiega anche
le quotidiane stragi di uomini nel fiore dell’età, tra i venti e i quaranta, in
fila per un posto di netturbino, di vigile urbano, di poliziotto, di militare,
passino inosservati, inconcludenti. Pur essendo quegli uomini presumibilmente
il sostegno delle loro famiglie.
Società prevalentemente disintegrate, tra modernità e tradizione,
perpetuano da oltre mezzo secolo ormai la subordinazione imposta dal
colonialismo. Incapaci anche di mettere i datteri in scatola. Sempre tentate
dall’Occidente, dalla modernizzazione, dalla potenza militare, dal fascismo,
dalla democrazia, dal socialismo, dagli affari.
Il cambiamento che c’è stato è negativo: non si può essere più
cristiani in Iraq o Algeria, e la fuga si prospetta necessaria in Pakistan, in
Nigeria, che pure ha statuto multireligioso, e forse in Turchia.
All’islam si associa oggi il terrorismo. E l’odio del mondo: sembra che
il mondo sia prigioniero da cinquant’anni del terrorismo islamico, che è
specialmente feroce e devastante. Ma l’islam è debole, ha perso lo slancio che
aveva trenta-quarant’anni fa, in Africa, in Nord America, in Nord Europa. Mentre
il terrorismo, che non può essere una soluzione, sarebbe debole, non
impossibile da abbattere: frazionato, benché distruttivo. È oscillante. È
diviso e contrapposto. È prevalentemente antiarabo e antislamico.
Sessantotto –
Non è il Settantasette. Ne è anzi l’opposto: è la libertà sorridente contro il
torvo rancore, sia pure di classe (ma era di classe borghese: Annunziata, “il
Manifesto” e simili).
Il Settantasette è la vendetta delle burocrazie rivoluzionarie,
per lo più biche, contro il Sessantotto.
Ma perché i reduci del Sessantotto, Sofri, Capanna,
Piperno, etc., si assimilano al Settantasette? Si lasciano assimilare, senza
protestare? Il Sessantotto è avvenuto loro malgrado – sono rimasti impigliati
al sogno di libertà che aveva agitato.
Sionismo
–
Oggi identificato con Israele, con la politica di Israele, è nato laico e
liberale, un secolo fa o poco più. Theodor Herzl, il suo primo teorico,
prevedeva la coabitazione con gli arabi, e l’esercizio libero dei culti,
aconfessionale. Era laico e socialista ancora alla formazione di Israele subito
dopo la seconda guerra mondiale. Nella guerra d’indipendenza e poi ancora per
molti anni, fino alla guerra dei Sei Giorni nel 1967 e all’occupazione della
Cisgiordania.
Subito dopo il sionismo ha subito
una triplice mutazione. Il controllo dei Territori Occupati e l’immigrazione
libera dall’Urss a partire dal 1973 hanno portato alla colonizzazione della Cisgiordania.
Continuata da allora, con alterne vicende – il governo in carica la difende e
la favorisce. La condizione di guerra costante ha peraltro schiacciato il
sionismo con Israele. Il terzo grande mutamento è la deriva religiosa. La forte
immigrazione degli anni Settanta, anche dai paesi arabi, ha dato al sionismo un
carattere prevalente religioso.
Inizialmente i rabbini erano
contro il sionismo: il “ritorno” era interdetto. Nella visione dei saggi ebrei
dell’antichità, della terza diaspora,
avrebbe culminato l’arrivo del Messia. Quindi era prematuro. Dopo la
nascita di Israele, molti rabbini hanno mutato parere, e ora il sionismo è
prevalentemente religioso. Nella diaspora e anche in Israele.
astolfo@antiit.eu