Giunti
al franco tiratore come migliore strumento e invincibile si è forse passato il
limite: il voto segreto contro Prodi non fu un colpo di
luna ma una prova generale. La politica “migliore” si vuole di passo, di agguati e cecchini, fantasticandosi
Robin Hood, ma di cause perse, in realtà da briganti con la patente. Non si
capisce cosa sta succedendo al Pd, ma quello che si capisce è orrido.
Renzi
agisce come trickster dei Democratici.
Il bambino di Andersen che dice quello che tutti vedono e non osano, che il re
è nudo. È il ruolo che ha fatto il successo di Berlusconi e Renzi, giustamente,
vuole uscire dalla sudditanza culturale. Sembra quindi un passo semplice e dovuto.
E invece è una spoletta, un innesco esplosivo.
Sulla
legge elettorale, la riforma delle Camere, i costi della funzione politica, tutte
cose ovvie, gli altri Democratici non sanno cosa vogliono, ma sono “decisi a
tutto”. Si può dirla la sindrome del suicidio collettivo, muoia Sansone con tutti i filistei. Ma non è
così: questi vogliono che noi moriamo, loro s’immortalano.
Il
marchese di Sade, rivoluzionario rinchiuso alla Bastiglia, non si dava per
vinto e incitava: “Francesi, ancora uno sforzo!” Il partito Democratico non ne
avrebbe bisogno. Ha massimo garante della democrazia il suo esponente migliore,
inamovibile al Quirinale per altri sei anni, un’eternità. Ma allo sforzo sembra
ambire ugualmente, per il disfacimento.
Nessun commento:
Posta un commento