Siamo
nell’età dell’Acquario (ci siamo ancora?) e non si passa immuni da un medico.
Senza cioè la raccomandazione insistita, e anzi la prescrizione, di bere acqua,
- “almeno due litri al giorno”. Che nessun medico evidentemente beve. Ma si
vedono le ragazze, soprattutto loro, virtuose igieniste girare con la
bottiglietta dell’acqua in mano, anche d’inverno, con la pioggia. L’igiene
del mondo va a periodi, l’acqua sarà la solita soluzione ultimativa del solito
scienziato fracchiano, naturalmente naturalizzato americano. Come lo era il divieto
dell’acqua fino a ieri, assoluto.
Scrivendo
nel 1953 un omaggio all’archeologo tedesco Ludwig Curtius, suo amico, “Storia
dello spirito tedesco”, il grande filologo Giorgio Pasquali comincia
rievocandone la vita in famiglia, “eletto ad accompagnare il padre”, in quanto
figlio maschio. Il padre, “grande amico della natura”, e quindi grande
camminatore, seppure riducendo la conversazione “ai nomi delle piante e (al)la nomenclatura del Linneo”, insegnava,
come Rousseau, “che si devono sopportare stoicamente fame e sete”. Anzi, “il
babbo era convinto che il bere acqua fosse superfluo e nocivo all’organismo,
come ne sono ancor oggi persuasi molti Tedeschi, medici e non”. Quindi, fino a
cinquant’anni fa era proibito bere.
Pasquali
ne fa esempi terribili. “Ogni Italiano, in Germania, soffre non scorgendo sulla
mensa di famiglia né bottiglia né bicchiere, e io so di figli fiorentini di
mamma tedesca a cui durante l’estate, che qui a Firenze è così calda, così umida, così soffocante veniva negato
ogni conforto liquido”.
La frutta proibita
Ci sono
cicli nella filosofia della salute. Ma, a differenza di ogni altro pensiero, si
ritengono di volta in volta tassativi. La medicina essendo reputata una
scienza, e quindi incontestabile.
Altro
tabù era la frutta, oggi consigliata incondizionatamente, l’alimento più sano. “Un
altro pregiudizio era comune all’Italia e alla Germania in quei tempi”,
continua il filologo: “Curtius padre concedeva molto di rado e in quantità
minima frutta ai figlioli, quasi ghiottoneria senza valore nutritivo. Parimenti
mio nonno ginecologo aveva paura della frutta, tramite d’infezione, e, se fosse
dipeso da lui, ci avrebbe alimentati di sola carne con poco contorno”.
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