“Forse ogni rapporto a due – e per eccellenza quello di
convivenza amorosa – ha bisogno, nei momenti di incomprensione e di scontro, di
una dose non eccessiva di dissimulazione, piuttosto che degli sfoghi laceranti
cui ci ha abituati tanta letteratura” – la psicoanalisi casereccia del dirsi la
verità. Per un motivo: “La verità annidata nel cuore – o meglio quella rancorosa
lontananza che si crede definitiva e
talora è invece solo provvisoria – si distorce si falsifica nella declamazione
del risentimento, magari inconsistente ma, se sbandierato, ormai irreparabile”.
Magris fa una garbata divagazione sul segreto, tema di una
sua conferenza, intitolata proprio “The secret”, di non si sa quando non si sa
dove. Un segreto nel segreto dunque. Potremmo ipotizzarla – voluttà del segreto
– come discorso di accettazione della nomina a duca di Segunda Mano del regno
di Redonda, altra entità segreta, di cui è sovrano lo scrittore spagnolo Xavier
Marìas – dopo Almodòvar, Francia Ford Coppola, Pietro Citati, duca di
Remonstranza, e prima di Umberto Eco, duca dell’Isola del Giorno Prima. Ma è una trattazione seria, sulle virtù del segreto. Al
netto degli abusi del potere, il luogo del segreto autoritario, e dei servizi
segreti. E contro gli abusi delle intercettazioni e del pettegolezzo,
all’insegna fraudolenta della trasparenza.
Contro
questi abusi Magris cita il segreto confessionale, la virtù meglio custodita
dei sacerdoti, e il
“Nuovo Dizionario di teologia morale”, a uso dei confessori, alla voce
“Segreto”, redatta da Luciano Padovese. In cui, plaude Magris, “si esprime la
preoccupazione più viva di tutelare il segreto non quale ineffabile mistero
bensì quale difesa della dignità della persona e della sua intimità, della sua
verità interiore”. E “si sottolinea come la sofistica crescita tecnologica dei
mezzi di comunicazione consenta sempre più inquietanti violazioni
dell’elementare vita quotidiana, in una spirale di comunicazione globale che
diviene espropriazione della persona, voyeurismo travestito da scienza o da
indagine sociologica, di denuncia politica, di gossip culturale”. Con una
strana equivalenza-omologazione, tra voyeurismo, politica e gossip.
Una
perorazione del “diritto all’opacità” di Édouard Glissant. Specie in materia di
creazione letteraria. “Tanta grande letteratura”, aggiunge Magris, “consiste,
nella sua stessa struttura, nell’incremento dell’oscurità e non nella sua
chiarificazione”. Glissant, scrittore antillese, è una delle fonti cui Magris si
rifà, con Claude Sulzer, lo scrittore svizzero del “Concerto”, David Vann,
scrittore e navigatore dell’Alaska, e lo stesso Marìas, perlopiù sconosciute ai
più. Evitando i riferimenti canonici, filosofici (“procedo mascherato”),
tragici, poetici – l’unico classico è Graciàn, “La verità è pericolosa”..
Claudio Magris, Segreti
e no, Bompiani, pp. 58 €7
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