martedì 21 gennaio 2014

Il diritto al segreto

“Forse ogni rapporto a due – e per eccellenza quello di convivenza amorosa – ha bisogno, nei momenti di incomprensione e di scontro, di una dose non eccessiva di dissimulazione, piuttosto che degli sfoghi laceranti cui ci ha abituati tanta letteratura” – la psicoanalisi casereccia del dirsi la verità. Per un motivo: “La verità annidata nel cuore – o meglio quella rancorosa lontananza che si crede definitiva  e talora è invece solo provvisoria – si distorce si falsifica nella declamazione del risentimento, magari inconsistente ma, se sbandierato, ormai irreparabile”.
Magris fa una garbata divagazione sul segreto, tema di una sua conferenza, intitolata proprio “The secret”, di non si sa quando non si sa dove. Un segreto nel segreto dunque. Potremmo ipotizzarla – voluttà del segreto – come discorso di accettazione della nomina a duca di Segunda Mano del regno di Redonda, altra entità segreta, di cui è sovrano lo scrittore spagnolo Xavier Marìas – dopo Almodòvar, Francia Ford Coppola, Pietro Citati, duca di Remonstranza, e prima di Umberto Eco,  duca dell’Isola del Giorno Prima. Ma è una trattazione seria, sulle virtù del segreto. Al netto degli abusi del potere, il luogo del segreto autoritario, e dei servizi segreti. E contro gli abusi delle intercettazioni e del pettegolezzo, all’insegna fraudolenta della trasparenza.
Contro questi abusi Magris cita il segreto confessionale, la virtù meglio custodita dei sacerdoti, e il “Nuovo Dizionario di teologia morale”, a uso dei confessori, alla voce “Segreto”, redatta da Luciano Padovese. In cui, plaude Magris, “si esprime la preoccupazione più viva di tutelare il segreto non quale ineffabile mistero bensì quale difesa della dignità della persona e della sua intimità, della sua verità interiore”. E “si sottolinea come la sofistica crescita tecnologica dei mezzi di comunicazione consenta sempre più inquietanti violazioni dell’elementare vita quotidiana, in una spirale di comunicazione globale che diviene espropriazione della persona, voyeurismo travestito da scienza o da indagine sociologica, di denuncia politica, di gossip culturale”. Con una strana equivalenza-omologazione, tra voyeurismo, politica e gossip.
Una perorazione del “diritto all’opacità” di Édouard Glissant. Specie in materia di creazione letteraria. “Tanta grande letteratura”, aggiunge Magris, “consiste, nella sua stessa struttura, nell’incremento dell’oscurità e non nella sua chiarificazione”. Glissant, scrittore antillese, è una delle fonti cui Magris si rifà, con Claude Sulzer, lo scrittore svizzero del “Concerto”, David Vann, scrittore e navigatore dell’Alaska, e lo stesso Marìas, perlopiù sconosciute ai più. Evitando i riferimenti canonici, filosofici (“procedo mascherato”), tragici, poetici – l’unico classico è Graciàn, “La verità è pericolosa”..   
Claudio Magris, Segreti e no, Bompiani, pp. 58 €7

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