Liquidato Berlusconi, la giustizia ha alzato
il tiro: mette sotto accusa il Parlamento, il presidente della Repubblica, e
ora anche le libere elezioni. Un Tar, tribunale amministrativo, che decide le
sue cause in poche settimane, liquida le elezioni in Piemonte dopo quattro anni
non per un disguido, per un disegno. E sarà forse una decisione di sinistra
contro la destra, come intende la Lega, ma è comunque un affondo contro le
istituzioni.
L’Italia è sommersa dalle disfunzioni, e
anzi le ruberie, della politica. Che è effettivamente incapace, ma per questo
stesso fatto forse non tanto corrotta. Le mutande in conto ai Consigli
regionali sono parte della decisione, introdotta a suo tempo da Violante dalla
presidenza della Camera, di riconoscere comunque agli eletti un plafond mensile
di rimborso spese, a prescindere dal giustificativo – basta “produrre ricevute”
(scontrini, fatture) ai fini del fisco. È così che di ladri accertati c’è,
finora solo Batman, e degli altri non sapremo forse mai se sono colpevoli.
La sfida del sistema giudiziario è invece
sicuramente abnorme, e illegale. Non si può accertarlo perché la giustizia ha
nel nostro ordinamento questo privilegio, di poter essere illegale. Ma è un
fatto.
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