“La Corte (Costituzionale) non esce bene da
questa vicenda”, del rigetto delle legge elettorale, spiega a M. Antonietta
Calabrò il professore Augusto Barbera, decano dei costituzionalisti, ex
deputato Pci-Pds. Per due motivi: ha ammesso “un ricorso di dubbia
ammissibilità”, e ha ampliato “oltre misura i suoi poteri di interveto creativo”.
Più che “oltre misura”, li ha ampliati incostituzionalmente. I suoi torti non
sono di poco conto, nell’elenco di Barbera. Ha reintrodotto le preferenze
contro un referendum a vasta partecipazione popolare. “Non meno imbarazzante” è
la facoltà data al governo di cambiare la legge elettorale per via
regolamentare, scardinando l’obbligo di provvedere per legge, e cioè in
Parlamento. Con una bestialità: “Persino – questo lascia sbigottiti – introduce
le preferenze per il Senato. Che non ne ha mai avute, dalla fondazione della
Repubblica”.
Sono giudici di destra? Sono di sinistra? Sono
allegri filibustieri. C’è molta ignoranza in questa Consulta “creativa” , non solo nella
sentenza sulla legge elettorale. Di giudici cioè impreparati e incompetenti.
Almeno tanta ignoranza quanta è la iattanza: sono giudici spensierati. L’epitome
del giudice italiano, strapagato, strafottente, legibus solutus, per primo dalla legge di gravità. Sono arrivati a
statuire la non applicabilità ai giudici del blocco degli stipendi pubblici nel
2010: altre categorie “autonome”, gli universitari per esempio, si sono visti
rigettare i ricorsi, quello dei giudici è stato accolto in poche settimane, per
l’“indipendenza”.
Una iattanza, va però riconosciuto nel caso della Consulta, non infondata: tali e tante sono i privilegi cumulati da questa sporca quindicina. Che è pagata molto di più della più alta carica dello Stato, e ha immunità totali. Ogni giudice rimane in carica nove anni e prende 410 mila euro l’anno. Per un paio di orette, in media, di lavoro al giorno – quasi sempre un giorno la settimana. Più tre assistenti, tre addetti alla segreteria, auto con autista e scorta, viaggi e cellulare pagati. Il presidente della Repubblica ha un appannaggio di poco più della metà, 239 mila euro.
Una iattanza, va però riconosciuto nel caso della Consulta, non infondata: tali e tante sono i privilegi cumulati da questa sporca quindicina. Che è pagata molto di più della più alta carica dello Stato, e ha immunità totali. Ogni giudice rimane in carica nove anni e prende 410 mila euro l’anno. Per un paio di orette, in media, di lavoro al giorno – quasi sempre un giorno la settimana. Più tre assistenti, tre addetti alla segreteria, auto con autista e scorta, viaggi e cellulare pagati. Il presidente della Repubblica ha un appannaggio di poco più della metà, 239 mila euro.
Non è tutto, i giudici si sono inventati la
presidenza. Il presidente infatti incassa più del doppio del presidente della
Repubblica, 490 mila euro. E come lui ha l’alloggio di servizio dentro il
palazzo della Consulta in piazza del Quirinale, più quattro assistenti, una
segreteria di cinque componenti, auto con autista e scorta. Col trucchetto di
fare presidente il giudice più anziano, anche se solo, quindi, per due-tre mesi.
In modo da mandarlo in quiescenza con una pensione raddoppiata.
I giudici costituzionali non sono i soli, ma l’iceberg
di una professione. Loro assistenti e segretari sono infatti altri giudici, che
si mettono fuori suolo per raddoppiare lo stipendio.
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