Non solo Craxi, Renzi si avvia a diventare il
rimosso della sinistra. Degli incondizionali puri-e-duri, ma in fondo al cuore
di tutta la sinistra italiana. In questo caso ancora prima di avere dato prova
di qualche atto di buongoverno. Di una sinistra favorita nella sua radicalità
dalla stampa del potere – il partito del non-governo. Che però sfrutta
agevolmente una disposizione di fondo: di ostilità, comunque, al potere.
Se ne può fare l’effetto del senso di
inadeguatezza, anche di impotenza, che è proprio di ogni politica. Che marcia
sull’entusiasmo, e quindi è soggetta a cadute di tensione. Ma nella sinistra in
Italia è una costante. In ogni sua forma. Belinda Cannone, la scrittrice e
moralista franco-siciliana, ipotizza all’opera (“Il sentimento d’impostura”, p.
132) nella sinistra europea un “vecchio influsso cristiano: chi ha ragione,
deve essere crocifisso, non può governare”, e “il regno della giustizia non è
di questo mondo”. O non si direbbe che la sinistra, liberata dall’equivoco
Lenin, dal sovietismo, si manifesta per quello che era: libertaria, cioè
anarchica, secondo la dottrina liberale? Che è poi anche l’equivoco cristiano,
del radicalismo del Cristo, della ragione crocifissa, e della giustizia ultramondana.
Favorita – in Italia lo può - da una chiesa che, coma le stampa padronale, può atteggiarsi
a radicalista, seppure con le note prudenze (ipocrisie).
L’anarchismo è, nella dottrina liberale, l’esito
conseguente del liberalismo stesso. La sinistra pura-e-dura sarebbe, insomma,
cristiana e\o liberale. E suicida, bisogna aggiungere, è lì che i due capi si
ricongiungono con costanza. Una “contraddizione”, dunque. Evidente. Politica e
storica. Che B. Cannone - con l’esempio del “suicidio collettivo” alle
presidenziali francesi del 2002, in cui la sinistra portò le proprie divisioni al
punto di “dover” votare il debolissimo presidente di destra - può labellare “impostura”, inadeguatezza.
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