Si
sente parlare Landini e si trasecola. Deciso, preciso, irruento, quello che
“buca lo schermo”, e anti-industrialista. Ancora, dopo sei anni di crisi, con
la disoccupazione, i contratti bloccati, i redditi e i consumi in contrazione. Si
dice anti-Fiat, perché il copione del reality vuole un antagonista, e lì c’è Marchionne,
ma sentitamente anti-industriale. E esterofilo: tutti fanno meglio che in
Italia. Naturalmente non è così, ma è come se facesse le parti della
Volkswagen, della Renault-Nissan e della Toyota – che hanno tutte la
flessibilità del lavoro al massimo e fino all’inimmaginabile.
Si
pensa: è il gioco delle parti, il sindacalista attacca, l’azienda fa valere le
sue ragioni. Ma La Fiom non difende i propri lavoratori. E, contro la
tradizione del sindacalismo italiano, non difende il lavoro degli altri. Il “mercato” del lavoro non è l’Isola dei Famosi. Il
sindacato di Detroit, dove la Fiat lavora onorata, è ben più tosto, e sa
difendere i suoi lavoratori.
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