Nonoche è un personaggio di
Irène Némirovsky. Un personaggio comico, “artista lirica e drammatica”, rotta alle
avventure. La scrittrice della Francia senza pace tra le due guerre aveva una
vena comica segreta. Ai suoi stessi familiari: la figlia Denise si dice riconoscente
in questa edizione (illustrata, per ragazzi) agli “scopritori di questi testi”.
L’ultimo dei quali, “Nonoche al potere”, scriveva un anno fa, poco prima della
morte, “potrebbe essere stato scritto oggi!”.
Oggi-oggi, dopo la fine di
Trierweiler al potere, il dialogo è ancora più attuale. Nonoche fa ministro il
suo amante, immaginandosi con la sua amica Louloute al centro degli affari. “Mi
consulterà”, si dice: “Potrò impedire delle guerre. È sempre stato così in
Francia, con le donne al governo. Insomma, a lato… La Pompadour, Mlle Sorel...”.
Se non che, una volta al ministero,
Èdouard la prega di eclissarsi per “i doveri della Repubblica”.
I “Nonoche”, brevi dialoghi tutto
pepe, sono cinque. Quattro dei quali di Irène diciottenne, quando, approdata
infine a Parigi attraverso mille peripezie dalla Russia rivoluzionaria,
frequentò per un periodo la Sorbona: “Dalla chiaroveggente”, “Al Louvre”, “In
vacanza”, “Al cinema”. È una vena comica ignota ai critici. E anche ai biografi,
Philipponnat e Lienhardt. Una lievità che dà una
luce nuova alla sua opera, e anche alla tragedia personale, nella guerra e l’antisemitismo.
Nonoche è un personaggio alla Colette, senza il sussiego. Con qualcosa in
anticipo su dadaismo e surrealismo, e molto in anticipo su Queneau e Boris
Vian.
I racconti, in forma di
“dialoghi comici” tra Nonoche e l’amica Louloute, altrettanto sgallettata,
furono pubblicati sulle riviste satiriche “Fantasio” e “Le rire”.
Irène Némirovsky, Nonoche. Dialogues comiques, Mouck, pp.
73, ill., € 13
Nessun commento:
Posta un commento