“La democrazia italiana è morta col governo
Monti”, spiega Noam Chomsky in conferenza al Parco della Musica a Roma. Non con
la fine, con l’inizio del governo Monti: “Un premier non eletto ma designato
dai burocrati di Bruxelles. Il risultato di un’Europa che ha distrutto il
welfare, orientata da banchieri e industriali capaci di orientare le scelte dei
governi, indipendentemente dal loro colore politico. Mentre i giornali si
occupano di scandali locali, sport e star del cinema”.
Letta, che ha fatto il governo con Berlusconi,
e resta in carica col voto di fiducia di Berlusconi, chiede subito una
legge sul conflitto d’interessi. Contro Berlusconi? No, contro Renzi. Per
evitare la legge elettorale – finché non c’è la legge, non si va a votare, il
governo dura, e tutto va bene. All’ombra dell’onestà.
“Ruby-ter, indagato Berlusconi”, titola “la
Repubblica”: “Tra i pm non c’è Boccassini”. In effetti, è una notizia.
Senza più credito, Hollande lo cerca in
Vaticano. Con l’aborto libero e il matrimonio gay, ma papa Francesco non si
sottrae. Giusto per le tv. Un colloquio di 15 minuti, al netto dell’interprete.
Per nessun motivo, giusto per le tv, da veline.
Ufficialmente, Hollande ha proposto al papa la
benedizione degli ignoti nemici di Assad. Ma non ce n’era bisogno: Hollande è
bigamo, è un passo avanti per l’unità delle fedi, a metà con le quattro mogli
dell’islam.
Poi, il papa ha dovuto spiegare a Hollande che
san Francesco d’Assisi è il loro santo comune. Il laicismo si vuole ignorante?
“I 5 Stelle votano per il ritorno al
proporzionale. Trionfa il modello Prima Repubblica”. Il nuovo.
Vietti (Csm): La carriera sarà legata al rendimento”,
“La corrente non può esser un ufficio di collocamento”, “Stiamo elaborando la
riforma, bisogna sapere quanto e come lavorano”. Quando non si sa. Si sta
parlando dei giudici, che si sa, non da ora, non ne vogliono sapere di
lavorare. Soprattutto fra i più aspri censori della morale, Santacroce, Canzio
e gli altri supremi della Cassazione.
Gioca la Roma martedì sera in chiaro alla Rai,
e dalle 20.30 alle 22.30 non c’è un macchina per strada. Pizzerie e ristoranti
vuoti, del tutto. Parcheggi immobili. Un’allucinazione? Un miraggio? Notturno?
“Pregiudicatellum”, “condannatellum”, non si sa
coma bollare d’infamia la legge elettorale. La trovata non viene, l’ora è
fuggita?
Un “agguato” politico. La cosa più curiosa
dello “scherzo” delle Iene a Paola Ferrari, un tentato stupro all’ingresso della
sede Rai milanese, è che la conduttrice è di destra. Anzi, proprio della Destra
della sua amica Satanché. Ma si possono dire le Iene di sinistra, se lavorano a
Mediaset? Saranno le berlusconiane colombe contro i falchi.
Panebianco chiede di dare la “giusta
dimensione” alla disoccupazione giovanile, escludendo dal computo gli studenti
delle superiori e gli universitari. Per non dare al fenomeno, già grave di suo,
dimensioni catastrofiche – “che studio a fare se tanto non lavorerò?”
L’Istat lo taccia d’ignoranza: il professore
non sa che ci sono le regole europee. Ma chi è più malato, l’Istat o l’Europa?
“Dei cinquemila dipendenti del San Camillo”,
scrive “la Repubblica-Roma”, “919 hanno il certificato di inabilità”. Audaci?
Ma uno stipendio fa comodo. San Camillo è il grande ospedale di Roma.
Fabio Picchi, simpatico titolare del “Cibreo”,
ristorante nazionalpopolare di Firenze, lamenta le vessazioni di una vigilessa,
che gli contestava un cm. di sporgenza di una vetrina, e la copertura di un
buco del marciapiedi con uno zerbino. Con infinite cause perse dal Comune, ma
con spese di tempo e soldi del Cibreo. Senza scandalo. Per esempio, Picchi non
lamenta di aver dovuto anche pagare lo stipendio alla vigilessa.
“Berlusconi nella sede del Pd. La folla lo
contesta”. Il messaggio corre, ipad, iphone, giornali online in delirio. Dovendo passare, ignari, per via
della Mercede all’ora X, non c’erano più di una ventina di persone, molte meno
delle guardie, la maggior parte delle quali incuriosite. La contestazione era
un uomo coi baffi, davanti a un compagno con un piccolo striscione, e un
compare che li riprendeva. La contestazione è la rete.
Fa in effetti senso vedere un condannato,
appena espulso dal Senato del giudice Grasso, protagonista e anzi ispiratore
della politica. Tanto più che fra poco sarà in carcere, ri- e pluricondannato.
Fa senso per i suoi giudici più che per lui.
Trierweiler,
delusa nell’amore sovrano, si ritira a Versailles. Pompadour dell’epoca dei
diritti.
Anche
Pompadour era cagionevole, e piuttosto politicizzata.
Soprattutto, Vietti – chi era costui? – non parla
degli appannaggi. Mediamente superiori a quello del presidente della Repubblica.
Che è uno, mentre i giudici sono una forza lavoro, si fa per dire, non
irrisoria, novemila. Per lavorare un giorno la settimana, accumulando dieci, o
sono otto?, milioni di processi pendenti. Più che una corporazione, una
pacchia. Goliardia spinta.
Senza
che mai lo stesso presidente della Repubblica, “la più alta magistratura dello
Stato”, protesti. Si diverte? Li teme?
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