Una poesia che prende corpo
in controluce. Di “gergo poetico” - di calchi classici e ermetici – su sfondi
drammatici: la guerra, le tradotte, la prigionia, i bombardamenti. “Irrompe la
storia”, disse Giacomo Debenedetti della plaquette
all’uscita, nel 1947. Che Dante Isella concelebrerà: “Uno dei più bei libri di versi del Novecento”. Raboni ridimensiona la storia a “esperienza”. Ma è ancora
troppo, il “gergo poetico” è fine a se stesso: rilette a distanza, le tre esili
raccolte del libro non escono dall’impressione fugace, lo stato d’animo
indistinto. Gli sfondi drammatici (in una, “Frontiera”, Sereni va a fare la
guerra alla Grecia, nella seconda, il “Diario d’Algeria”, è prigioniero, la
terza, “Il male d’Africa”, è la sconfitta) ce li deve mettere il lettore con la
biografia.
Vittorio Sereni, Diario d’Algeria
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