“Amici” e “amici
degli amici” fanno molto Sud, e anzi mafioso. Ma ricorrono la prima volta in un
dramma della letteratura arcaica tedesca, opera di Roswita, che era una monaca.
“Society of Amici” si chiamava in Inghilterra un secolo fa, nel prestigioso Marlborough College, il club degli studenti più esclusivo
– di cui fu parte il famoso iconologo Sir Antohny Blunt, che fu anche spia di Mosca
durante la guerra e nella “guerra fredda”. È vero che l’italiano usava, fino a
qualche decennio fa, per i rapporti informali, una sorta di latinorum
semi-goliardico. Lo stesso Blunt fu membro a Cambridge, con altre spie, dei
Cambridge Apostles, o “Conversazione Society”.
A
Casalnuovo di Napoli, 50 mila abitanti, due terzi dei quali arrivati negli
ultimi trent’anni con la camorra e le costruzioni abusive, un consiglio
comunale sciolto per camorra, un pizzaiolo si uccide disperato per una multa di
dodicimila euro degli ispettori del lavoro. Da pagare entro il mese, pena la
chiusura e una denuncia penale. Non aveva fatto il contratto alla moglie, che
gli ispettori hanno trovato dietro il bancone della pizzeria. Poi dice che le
mafie prosperano per l’assenza di giustizia.
Spatuzza,
supertestimone al processo romano sulle mafie di Ostia, non convince. Parla di
cose di vent’anni fa, e poi l’uomo è quello: ha fatto tutto lui. Per
riaccreditarlo, il pm Ilaria Calò deposita il suo curriculum. Il cv del
pentito, questo mancava.
La Calabria al governo
La
Calabria ha rischiato di avere ben due ministri nel governo (quasi) più
ristretto della Repubblica. Due ministeri importanti. Come la Lombardia. Forse
per non averne avuto nessuno da ormai una trentina d’anni?
La
Calabria ha rischiato di avere due ministri perché Renzi sapeva cosa faceva? O
perché non se ne curava? Ha telefonato a Gratteri fra i tanti, e poi a Anna
Maria Lanzetta?
Mafie
Quanti
processi ha fatto Nicola Gratteri, e quanti libri? Libri invece di processi?
Dopo
il primo assassinio non c’è rimedio. Intervenendo
prima si può invece bloccare la devianza. I Carabinieri lo sanno, che tengono
d’occhio gli adolescenti – lo sapevano, quando uscivano dalla caserma. E disponevano
il carcere subito, invece della tolleranza, nell’attesa del ravvedimento. Molti
che sono andati in carcere giovani ne sono usciti rigenerati, tutti quelli che
s’incontrano. Sono artigiani, imprenditori, qualcuno anche artista. Benché obbligati,
prima di stringere un patto, a dichiarare: “Sapete, non ho il casellario
pulito”.
Temevano
i Carabinieri. E il carcere. Ora non più. Col carcere finiva tutto – quello che
non finiva con le guerre di mafie. Ora non più. Non c’erano mafie di
seconda generazione, ora sì. In Calabria anche di terza, Alvaro, Piromalli,
Pesce, De Stefano.
“Sciascia, della mafia, ci ha raccontato tutto
e niente: e la sua bravura è consistita più nel raccontare niente che nel raccontare
tutto”, Sebastiano Vassalli sul “Corriere della sera” oggi. Come dirlo meglio?
Sciascia
“non era un eroe, ma se qualcuno ha voluto credere che lo fosse glielo ha
lasciato credere”. Non essere un eroe non è una colpa, ma le cose bisogna
dirle.
Sciascia
“ha fatto il politico”. Questo è vero, anche questo.
L’odio-di-sé
Theodor
Lessing era un filosofo ottimista della storia. “La storia come conferimento di
senso a ciò che non ha senso” è il titolo della sua opera più famosa, 1919, appena
dopo la guerra orrenda – “Geschichte als Sinngebung des Sinnlosen. “Per Lessing
la narrazione storica trasforma l’accadere degli eventi, in sé totalmente
arbitrario, in un processo evolutivo di carattere razionale, nel tentativo di rendere
sopportabili le lacune e le sofferenze
del mondo reale attraverso la rappresentazione di processi tanto reali
quanto fittizi e illusori”, Andrea Tagliapietra.
Si
deve a Th. Lessing pure la categoria del Selbsthass,
l’odio-di-sé. Il filosofo la elaborò nel 1930 in riferimento agli ebrei, lui
ebreo. Agli intellettuali ebrei che si volevano antisemiti, imputando alla
religione, e in particolare all’ebraismo, che la religione lega alla razza,
l’origine dei mali nel mondo. Tre anni
più tardi, all’avvento di Hitler, Th. Lessing si rifugiò in Cecoslovacchia, a
Marienbad. Ma tre tedeschi di Cecoslovacchia lo uccisero, il 30 agosto, e poi
tranquillamente emigrarono al sicuro in Germania.
Non c’è un Nord al Sud
Il
Sud è stato ed è molto vissuto al Nord, l’Italia tutta, e il Sud in special modo
- a partire dalla Campagna Romana, che in Italia non si sa nemmeno cosa sia.
Come la Provenza e la Francia tutta, o la Spagna. Mentre non c’è un Nord visto
dal Sud. Non con la stessa intensità, e comunque poco anche superficialmente –
il Sud è sbadato. Niente Germania in Francia, niente di paragonabile alla
Parigi di Walter Benjamin. Così come non c’è stato e non c’è in Italia niente sulla
Germania di lontanamente paragonabile al “Viaggio in Italia” di Goethe”. Ai
viaggi degli artisti, i pittori specialmente, e gli scultori. Ma anche a quelli
dei letterati: i fratelli Mann si formarono a Palestrina – anche se a Thomas il
ricordo restò indigesto. Negli studi storici, niente di paragonabile a Gregorovius,
a Bachofen, a Burckhardt: che ne sappiamo noi della storia tedesca? Tardi ancora nel Novecento letterati e artisti
del Nord hanno cercato ispirazione e “aria respirabile” a Sud, Böcklin, Norman
Douglas, Escher.
Il
disprezzo del Sud da parte del Nord è opera del Sud probabilmente. Neghittoso, vendicativo,
pulcioso. Dopo l’emigrazione – che è per i soggetti un evento fausto, ma per la
sociologia infausto. E – in Italia – dopo l’unità: la focalizzazione Nord –Sud
si è creata con l’unità, impregnando poi dei suoi veleni ogni Weltanschauung, ogni stereotipo di gazzettiere,
anche la predica del parroco.
leuzzi@antiit.eu
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