domenica 23 febbraio 2014

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (198)

Giuseppe Leuzzi

“Amici” e “amici degli amici” fanno molto Sud, e anzi mafioso. Ma ricorrono la prima volta in un dramma della letteratura arcaica tedesca, opera di Roswita, che era una monaca. “Society of Amici” si chiamava in Inghilterra un secolo fa, nel prestigioso Marlborough College, il club degli studenti più esclusivo – di cui fu parte il famoso iconologo Sir Antohny Blunt, che fu anche spia di Mosca durante la guerra e nella “guerra fredda”. È vero che l’italiano usava, fino a qualche decennio fa, per i rapporti informali, una sorta di latinorum semi-goliardico. Lo stesso Blunt fu membro a Cambridge, con altre spie, dei Cambridge Apostles, o “Conversazione Society”.

A Casalnuovo di Napoli, 50 mila abitanti, due terzi dei quali arrivati negli ultimi trent’anni con la camorra e le costruzioni abusive, un consiglio comunale sciolto per camorra, un pizzaiolo si uccide disperato per una multa di dodicimila euro degli ispettori del lavoro. Da pagare entro il mese, pena la chiusura e una denuncia penale. Non aveva fatto il contratto alla moglie, che gli ispettori hanno trovato dietro il bancone della pizzeria. Poi dice che le mafie prosperano per l’assenza di giustizia.

Spatuzza, supertestimone al processo romano sulle mafie di Ostia, non convince. Parla di cose di vent’anni fa, e poi l’uomo è quello: ha fatto tutto lui. Per riaccreditarlo, il pm Ilaria Calò deposita il suo curriculum. Il cv del pentito, questo mancava.

La Calabria al governo
La Calabria ha rischiato di avere ben due ministri nel governo (quasi) più ristretto della Repubblica. Due ministeri importanti. Come la Lombardia. Forse per non averne avuto nessuno da ormai una trentina d’anni?
La Calabria ha rischiato di avere due ministri perché Renzi sapeva cosa faceva? O perché non se ne curava? Ha telefonato a Gratteri fra i tanti, e poi a Anna Maria Lanzetta?

Mafie
Quanti processi ha fatto Nicola Gratteri, e quanti libri? Libri invece di processi?

Dopo il primo assassinio non  c’è rimedio. Intervenendo prima si può invece bloccare la devianza. I Carabinieri lo sanno, che tengono d’occhio gli adolescenti – lo sapevano, quando uscivano dalla caserma. E disponevano il carcere subito, invece della tolleranza, nell’attesa del ravvedimento. Molti che sono andati in carcere giovani ne sono usciti rigenerati, tutti quelli che s’incontrano. Sono artigiani, imprenditori, qualcuno anche artista. Benché obbligati, prima di stringere un patto, a dichiarare: “Sapete, non ho il casellario pulito”.

Temevano i Carabinieri. E il carcere. Ora non più. Col carcere finiva tutto – quello che non finiva con le guerre di mafie. Ora non più. Non c’erano mafie di seconda generazione, ora sì. In Calabria anche di terza, Alvaro, Piromalli, Pesce, De Stefano.

“Sciascia, della mafia, ci ha raccontato tutto e niente: e la sua bravura è consistita più nel raccontare niente che nel raccontare tutto”, Sebastiano Vassalli sul “Corriere della sera” oggi. Come dirlo meglio?
Sciascia “non era un eroe, ma se qualcuno ha voluto credere che lo fosse glielo ha lasciato credere”. Non essere un eroe non è una colpa, ma le cose bisogna dirle.
Sciascia “ha fatto il politico”. Questo è vero, anche questo.

L’odio-di-sé
Theodor Lessing era un filosofo ottimista della storia. “La storia come conferimento di senso a ciò che non ha senso” è il titolo della sua opera più famosa, 1919, appena dopo la guerra orrenda – “Geschichte als Sinngebung des Sinnlosen. “Per Lessing la narrazione storica trasforma l’accadere degli eventi, in sé totalmente arbitrario, in un processo evolutivo di carattere razionale, nel tentativo di rendere sopportabili le lacune e le sofferenze  del mondo reale attraverso la rappresentazione di processi tanto reali quanto fittizi e illusori”, Andrea Tagliapietra.
Si deve a Th. Lessing pure la categoria del Selbsthass, l’odio-di-sé. Il filosofo la elaborò nel 1930 in riferimento agli ebrei, lui ebreo. Agli intellettuali ebrei che si volevano antisemiti, imputando alla religione, e in particolare all’ebraismo, che la religione lega alla razza, l’origine dei mali nel mondo.  Tre anni più tardi, all’avvento di Hitler, Th. Lessing si rifugiò in Cecoslovacchia, a Marienbad. Ma tre tedeschi di Cecoslovacchia lo uccisero, il 30 agosto, e poi tranquillamente emigrarono al sicuro in Germania.

Non c’è un Nord al Sud
Il Sud è stato ed è molto vissuto al Nord, l’Italia tutta, e il Sud in special modo - a partire dalla Campagna Romana, che in Italia non si sa nemmeno cosa sia. Come la Provenza e la Francia tutta, o la Spagna. Mentre non c’è un Nord visto dal Sud. Non con la stessa intensità, e comunque poco anche superficialmente – il Sud è sbadato. Niente Germania in Francia, niente di paragonabile alla Parigi di Walter Benjamin. Così come non c’è stato e non c’è in Italia niente sulla Germania di lontanamente paragonabile al “Viaggio in Italia” di Goethe”. Ai viaggi degli artisti, i pittori specialmente, e gli scultori. Ma anche a quelli dei letterati: i fratelli Mann si formarono a Palestrina – anche se a Thomas il ricordo restò indigesto. Negli studi storici, niente di paragonabile a Gregorovius, a Bachofen, a Burckhardt: che ne sappiamo noi della storia tedesca?  Tardi ancora nel Novecento letterati e artisti del Nord hanno cercato ispirazione e “aria respirabile” a Sud, Böcklin, Norman Douglas, Escher.
Il disprezzo del Sud da parte del Nord è opera del Sud probabilmente. Neghittoso, vendicativo, pulcioso. Dopo l’emigrazione – che è per i soggetti un evento fausto, ma per la sociologia infausto. E – in Italia – dopo l’unità: la focalizzazione Nord –Sud si è creata con l’unità, impregnando poi dei suoi veleni ogni Weltanschauung, ogni stereotipo di gazzettiere, anche la predica del parroco.

leuzzi@antiit.eu

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