“Il dialetto è la sorgente misteriosa di ogni lingua
evoluta. Da esso affluisce a noi tutto ciò che lo spirito della lingua
custodisce in sé”. Un’edizione feticcio. Di ottima carta, grafica e legatura,
col testo in tedesco accanto alla traduzione piana di Francesco Gagliardi, che riproduce “l’aspetto
grafico e redazionale della edizione originale” curata da Günther Neske nel 1958.
“Che cosa custodisce lo spirito di un’autentica lingua?”, Heidegger continua
con piglio per una volta semplice, socratico, l’autore e l’argomento sentendo
“suoi”:“Custodisce in sé i riferimenti, celati ma fondamentali, a Dio, al
mondo, agli uomini, alle loro opere e al loro modo di agire”. Tutto “rivive”
(meglio: sopravvive) nella lingua. “Ma si estingue anche con essa, non appena
una lingua deve rinunciare all’afflusso da quella sorgente che è il dialetto”.
Il dialetto non è residuale e non è amorfo. Non è
folklore. Hebel il “Tesoretto” con le “Poesie alemanne”, che ne fanno
il nume tutelare della Foresta Nera e della Svevia, ma sono amate e fatte
proprie da tutta la Germania, tema di molta filosofia, Benjamin e Ernst Bloch tra i tanti oltre Heidegger, introduce con propositi di “poesia nobile”. A ragione,
argomenta Heidegger. Con Hegel, altro svevo, e il suo triplice senso di aufheben: si dice aufheben, conservare, anche per sollevare e trasfigurare.
Attraverso il dialetto, il poeta Hebel può “trasformare tutto nel mite
splendore della parola quietamente risonante”.,
Heidegger non si esime dal gergo - le agudezas sono la sua droga - ma vuole qui
confondersi con gli altri, gli svevi, almeno loro, gli alemanni. La seconda verità
che propone leggendo il suo “amico di casa” Johann Peter Hebel, il compaesano,
che visse metà e più della sua vita (1760-1826) in lontano, è lo stesso “amico
di casa”. La casa essendo non le quattro mura ma il mondo. L’amico quello che alla
casa-mondo dà senso: “L’amico di casa della terra è la luna”, il filosofo
argomenta col poeta: “Come la luna attraverso il suo risplendere, così il
terrestre amico di casa Hebel porta con il suo dire una luce, e di certo una
luce mite”.
Perché la luna e non il sole? “La luna porta la luce
nelle nostre notti. Ma la luce che porta non l’ha essa stessa accesa. È soltanto
il riflesso che luna ha precedentemente ricevuto – dal suo sole, il cui
splendore illumina al tempo stesso la terra”. L’amico di casa è tutti noi. È il
custode dell’“essenziale”, che gli altri, “assonnati, dimenticano fin troppo
facilmente”.Il “guardiano notturno”, vigile anche quando non parla. Il dialetto
è l’amico di casa.
Terzo: l’amico di casa è quello che ci riconduce “alla
naturalità della natura”, che è “molto più antica della natura come oggetto della
moderna scienza della natura”. La natura si storicizza. In Hebel, nella
lingua-dialetto, in modo particolare. “Questo amico di casa certamente
ruralizza l’universo”, come già Goethe lamentava. “Ma questo ruralizzare
avviene secondo quella maniera del costruire che pensa nella direzione di un
più originario abitare dell’uomo”. Allora, in un mondo ancora rurale, e oggi: è
“il poeta come l’amico di casa che porta al linguaggio la casa del mondo per l’umano
abitare”. È quello che “porta al linguaggio”.
“Il segreto del linguaggio di Hebel” non sta nell’artificio,
né nel popolaresco: “Sta nel fatto che Hebel è stato in grado di incorporare la
lingua del dialetto alemanno nella lingua pura e letteraria. In questa maniera
il poeta lascia risuonare la lingua letteraria come pura eco della ricchezza
del dialetto”. Heidegger al suo tempo non aveva da confrontarsi col
politicamente corretto, né con l’internet, ma già sapeva: “Ciò che un tempo era
il parlato del nostro linguaggio, la sua inesauribile arcaicità, sprofonda
sempre più nell’oblio”. Anzi: “Noi riteniamo cioè che anche il linguaggio, come
ogni altra cosa quotidiana con la quale abbiamo a che fare, sia soltanto uno
strumento, e precisamente lo strumento della comunicazione e dell’informazione”.
Non si parla più perché non si ascolta O si parla, ma
non più nella “lingua materna”, il “linguaggio
cresciuto storicamente”. Questo è fondamentalmente il dialetto: “Il dialetto non è solo la lingua della
madre, ma al tempo stesso è anzitutto la madre della lingua”.
Martin Heidegger, Hebel.
L’amico di casa, Aquaplano, pp. 48 € 12
Nessun commento:
Posta un commento