venerdì 7 febbraio 2014

Il mondo com'è (162)

astolfo

Artificiale – Gli automi furono molto in voga nel ‘700. Von Kempelen studiò e modellò una macchina parlante, il primo sintetizzatore dei suoni. E un automa che giocava a scacchi. Molti gli automi femmine, naturalmente – di cui fu anche scritto un romanzo, “Les…”. La vita artificiale ritorna periodicamente. È una delle rime “invenzioni” della classicità. Per usi religiosi - le divinità, i misteri – o ludici – giocattoli. Ma anche meccanici: la Macchina di Anticitera, isola famosa per i suoi automi al tempo di Pindaro, “Olimpiche” (“Le figure animate stanno ritte\ adornando ogni pubblica via”), che calcolava le roe, i giorni, i mesi, il sorgere del sole, le fasi lunari, i movimenti dei cinque pianeti allora noti, gli equinozi, e le date dei giochi olimpici.
Dedalo diede voce alle sue state iniettandovi l’argento vivo. Efesto creò automi per le due fornaci: Pandora, e anche Talo, un uomo artificiale in bronzo. Nel mito, naturalmente.

Boatos – Sono entrati nel gergo con senso spregiativo negli anni della controinformazione, con la parallela disinformazione, e quindi quaranta-cinquant’ani fa, per dire le voci artatamente false o falsificate. Costituiscono ora il nucleo dell’informazione stessa, e quindi dell’opinione pubblica: indiscrezioni, anticipazioni, intercettazioni, magari “ambientali”. La notizia è oggi un boato, una voce cioè senza fonte, cioè senza autori o intermediari.

La fucina ne è diventata Bruxelles, l’Unione  Europea: ogni “notizia” vi è possibile. Per esempio, la corruzione che in Italia assorbe 60 miliardi, ogni anno. Una cifra che può essere eccessiva, oppure in difetto. Ma non è dato saperlo perché non è argomentata e non ha fonte. Cioè, è argomentata, ma superficialmente: si stima – “qualcuno” ha stimato in passato – la corruzione media nei apesi a rischio al 4 per cento del pil, il pil italiano è di 1.500 miliardi, la corruzione ne prende 60, il 4 per cento.
Ma l’Unione Europea ne è la matrice in absentia: per non esserci. Cioè, c’è ma non è governata, non sa, non parla. Le voci occupano l’opinione pubblica quando la funzione di governo è carente o assente. .  

Destra-sinistra – Caso preclaro, anche perché rimosso, è Rolf Hochhuth, il drammaturgo tedesco della Memoria e della Colpa revisionista ante litteram, estimatore  e amico di David Irving. Con “Il Vicario” spostava nel 1963 la Colpa del genocidio degli ebrei in Germania su Pio XII, il papa, e la chiesa cattolica. Due anni dopo recidivava con la Colpa degli inglesi, di Churchill in particolare. Celebrato e imposto in Italia dal Pci, nell’ambito della guerra fredda, dai laici e da molti sionisti nell’ambito dell’anticlericalismo. Distingueva perfino, nei bombardamenti Alleati, la colpa della Gran Bretagna, vituperata, da quella americana, che invece non c’era – nella guerra fredda la Germania era “amerikana”.

Impeachment –Da impicciare? Impiccare?
Il Webster lo deriva dal latino “pedica”, le ciocie – derivazione puritana: se l’etimologia è giusta allora è con “pedicare”, buggerare.
Più plausibile la derivazione italiana. La parola scritta data dagli anni 1560. Allora molti italiani e “italianati” erano a Londra. Oltre ai Florio, che saranno due due fra i più probabili dei trecento e passa alter ego di Shakespeare.

Marx – Ritorna come la matrioska, si ritrova come il prezzemolo. Il filosofo teatrante Franco Ricordi lo ritrova in “Amleto” (come averlo trascurato?): “Economia, Orazio, economia”, risponde Amleto sconsolato a Orazio che si scandalizza per il matrimonio della Regina madre col cognato, e il matrimonio dice “”l’arrosto del banchetto funebre , servito freddo al pranzo di nozze”. Mentre si moltiplicano in Germania gli studi sulla sua formazione, che ne collegano alcuni concetti chiave, per esempio il feticismo della merce, alle sue letture giovanili, di autori poi trascurati, il filosofo Jacobi, lo scrittore satirico Jean Paul. Quest’ultimo coniava il “feticismo” della merce, cui intitola un capitoletto del suo libello contro il soggettivismo di Fichte, “Clavis fichtiana seu leibgeberiana”, con l’esempio di un “feudatario”-demiurgo cui questa interpellazione andava rivolta: “Come deus majorum gentium, tu sei il padre del tuo bisnonno e dell’intero albero genealogico, e anche l classe produttrice è un tuo prodotto”. he questi
La “legge” marxista del dominio della cosa – il denaro – era l’evoluzione naturale dello scientismo positivista, della religione laica, e lo è diventata col crollo del Muro. Cioè, contro i mattoni del Diamat, il “materialismo dialettico” sovietico.

Patrimonio – Che valore ha il patrimonio culturale dell’Italia nella valutazione del patrimonio nazionale, o dell’affidabilità economica dell’Italia? Secondo Salvatore Settis, la pretesa della Corte dei Conti, se effettivamente è stata avanzata in tribunale contro le agenzie americane di rating finanziario, non  ha valore giuridico. In effetti non ha nemmeno valore contabile. Lo ha nel privato: un prestito personale e anche un fido la banca lega anche alla qualità del debitore - cultura, condizione professionale, moralità, l’immaterialità dei beni (se la casa è bella, se è ben mobiliata, ha quadrerie, etc.). Nella contabilità nazionale, invece, il patrimonio culturale, anche se quantificabile in termini di monumenti, valori artistici, etc., non ha rilievo. Non è la sola incongruenza del pil, ma il criterio contabile è uguale per tutti. Una catalogazione di tutti i beni artistici, del resto, fu avviata una trentina d’anni fa dall’allora ministro del Lavoro Gianni De Michelis, ma giusto a fini archivistici, senza rilievo patrimoniale – e per dare lavoro ai giovani laureati disoccupati (il disoccupato che non trovava lavoro era allora “la trentenne laureata meridionale”, Aris Accornero).
Il pil però opera anche al contrario: non valuta l’inconsistenza culturale, storica, sociale. Per cui si può arrivare all’assurdo di emirati e sceiccati di nessuna consistenza sociale e politica che possono godere nell’economia e la finanza internazionali di valutazioni migliori che non paesi solidi come l’Italia, se hanno qualche pozzo di petrolio.

Scongiuro - È diventato il segno della croce. Se ne mandano molti segnali in tv, e a ogni partita di calcio, che ora si fanno ogni giorno. I calciatori e gli allenatori entrano in campo segnandosi, d’ordinario tre volte - anche i sostituti all’ultimo minuto: che Dio me la mandi buona. E chi esce: mè andata bene. I sudamericani alzano poi le braccia e lo sguardo al cielo, per maggior fervore.

Twitter – Riapre la stagione gnomica, delle moralità, oggi naturalmente di massa. Dei massimari, degli aforismi, degli epigrammi si può dire che furono un anticipazione del twitterismo. Non del genere sentenzioso. Delle riflessioni e illuminazioni che da qualche tempo è uso condensare in aforismi. Solo il veicolo naturalmente è nuovo.
Ma lo è realmente, a parte l’elettronica? Anche i moralisti avevano i loro followers, che ne moltiplicavano gli echi. Anche all’istante. Cultori, seguaci, indefettibili, entusiasti.
Di veramente nuovo c’è la volgarità, impunita, anzi celebrata.

astolfo@antiit.eu

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