Capitalismo
–
Seneca il giovane, grande filosofo moralista, era un arricchito col prestito a
usura di cui ebbe il monopolio in Britannia. Secondo lo storico Dione Cassio,
fu l’esosità di Seneca una delle cause, se non la principale, della rivolta dei
Britanni della regina Boadicea. Bertrand Russell ha potuto sostenere,
divertito, che la rivolta della regina fu la prima battaglia contro il
capitalismo, rappresentato dal principale sostenitore dell’austerità
nell’impero, a Roma a corte, e nelle province – Seneca morirà suicida, si
ricorderà, per ordine di Nerone, che era stato suo allievo ma non tollerava le
critiche all’economia del lusso.
C’era già allora la disputa tra
l’accumulazione del risparmio – dell’ascesi – e quella della spesa e dei
consumi, anche suntuari.
Cina
–
Esce da oltre due secoli di folklore e denigrazione, dopo la lunga serie di
meraviglie seguite alla “scoperta” di Marco Polo. Specie in ambito inglese, a
seguito quindi delle guerre di penetrazione commerciale. Da “Robinson Crusoe” a
Céline, passando per De Quincey e John Stuart Mill, il “pericolo giallo” è
stato esorcizzato nel disprezzo: come di un mondo rozzo, violento, sudicio. Anche
la Cina di Deng, dopo trent’anni, resta terra incognita – non si sa più del
boom, di un’economia in crescita ogni anno del 10 per cento, ma, s’immagina,
nella schiavitù.
Più che altro, è la prova dell’ignoranza
dell’Occidente, da un secolo, forse un
secolo e mezzo, dal congresso di Berlino, chiuso su se stesso. L’Occidente
si è voluto quello che con più strumenti e più apertura mentale ha scoperto e
fatto progredire il mondo. Ma non lo ha fatto. Non lo fa più appunto da un
secolo e mezzo – a meno che Occidente sia la politica transpacifica degli Usa,
la “globalizzazione”. “Se la Cina dovesse prendere la strada del Giappone le conseguenze
sarebbero davvero difficili da immaginare”, George Orwell, che conosceva
l’Asia, poteva scrivere nel 1944: “La Cina costruisce già mitragliatrici, e tra
breve inizierà senza dubbio a fabbricare aerei da combattimento”.
Dialogo
–
È solo ormai religioso. E in tale veste artefatto: serve a depotenziare le chiese
cristiane, le più missionarie, e di più la cattolica. È un fatto politico e non
teologico o ermeneutico. Su questo piano non ce n’era bisogno, le “tre
religioni monoteiste” del dialogo si sono sempre riconociute e rispettate. Il
dialogo non è all’ordine del giorno in nessuna delle confessioni dell’islam o dell’ebraismo. Ed è politicamente corretto
– indispensabile, inevitabile – solo in Europa, alimentato dal laicismo, per
sradicare le radici cristiane.
La chiesa cattolica, che più ne
parla e lo organizza, lo fa con la chiara intenzione di disinnescare la
trappola - naturalmente con fair play,
ma non più di una melina.
Formiche
Tra
le organizzazioni più studiate, prestandosi all’osservazione, e quella forse di
maggior abuso dell’etologia, di comparazione e assunzione dei suoi modelli
nell’umanità e la società umana. L’etologia è impropriamente assunta non come
fatto, al più in forma di analogia, ma come serbatoio di modelli, di
comportamenti. I tanti studi sulle formiche, depurati dalle curiosità, ne danno
un quadro incoerente, niente di più.
La formica ha addomesticato
tremila e più specie di insetti, l’uomo appena una cinquantina di animali. E ha
un’organizzazione “politica” che privilegia, in perfezione e soddisfazione, il
totalitarismo, gerarchizzata all’estremo, invece che la democrazia. Ma, poi, le
formiche non sono “diverse”. Ce ne sono di stupide e di intelligenti. Alcune – regine
o soldati – sono centinaia di volte più grandi delle comuni operaie, nello
stesso nido. Ci sono formiche vegetariane (grano) e formiche carnivore, alcune
ribelli, altre schiaviste.
Di che dubitare delle “leggi
della natura”.
Tutte però hanno un imprinting:
escono dal bozzolo già “imparate”.
Oppio
–
Oggi in forma di eroina, dà di più il “segreto dell’universo”. Ogni “paradiso
artificiale”, di cui si vorrebbe magnificata la potenza liberatrice, si
caratterizza dal puinto di vista conosciti, e creativo, per le balordaggini. Si
prenda la letteratura sull’oppio, il primo dei paradisi artificiali, la più
ricca di annotazioni – era una droga delle masse, prima del recente
proibizionismo, dall’Iran alla Cina, e degli intellettuali in Europa, a San
Francisco e a New York. Un “A modern De Quincey”, di un capitano Robinson, un
libro di un’ottantina di anni fa, registra fra i piaceri dell’oppio la sapienza
divina, la capacità di andare all’origine di tutte le cose. L’autore non solo
scopriva l’origine della materia ma sapeva anche condensarla in una formula o
frase, che però, al risveglio, non ricordava.
Una volta che, prima della fumata, si mise in mano la penna, al
risveglio la frase definitiva risultò essere: “La banana è grande, ma la pelle
è più grande”. Il cervello è tutto da esplorare.
Spagna – Si decompone
dopo quasi due secoli di guerra civile. Tra istituzioni dissolte
(monarchia, separatismi) e indifferenza
morale (aborti, matrimoni, figli). Dopo Napoleone (1814), e fino a Texeira,
1982, ha avuto una cinquantina di sollevazioni militari.
Spionaggio
–
Quello ideologico è un fenomeno unico del Novecento, a favore delle dittature.
Non per soldi, non per professione, ma per passione politica. Non quello
interno, che non si può definire ideologico, essendo prevalentemente
controllato e obbligato, di polizia, quanto quello esterno. Di inglesi e
americani a favore dell’Unione Sovietica. E più durante lo stalinismo. E di
tedeschi a favore sempre di Stalin sotto Hitler e nella guerra. Non a favore
degli altri Alleati nella guerra.
O forse bisogna dire a favore del
comunismo – non c’erano spie ideologiche hitleriane o mussoliniane, a Parigi, a
Londra, a Mosca, negli Usa. Una passione che trascina allo spionaggio?
astolfo@antiit.eu
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