giovedì 27 febbraio 2014

Il mondo com'è (164)

astolfo

Analfabetismo – Si discute se col maestro Manzi, “Non è mai troppo tardi”, un milione e mezzo di italiani presero la licenza elementare, come dice la Rai, oppure solo 35 mila. Il numero è importante, perché un milione e mezzo di italiani analfabeti tra il 1960 e il 1968 fa senso – ma non c’è bisogno del dato Rai: probabilmente erano di più, l’Italia è nata da poco. La diversità dei numeri è invece indifferente al fatto, che è rilevante comunque: la voglia di imparare. Se anche furono solo 35 mila, oltre mille classi dovettero essere organizzate negli otto anni, e fornite di televisori e cancelleria – la super scuola media di Fanfani verrà istituita nel 1962 e entrerà in funzione nel 1963. Quasi tutte persone anziane e anzianissime, anche ultraottantenni, questo il punto, che prendevano la licenza per orgoglio.
La cultura era allora una piramide, cui tutti ambivano accedere, anche se solo al livello minimo. Oggi sarebbe una piramide rovesciata, con la testa ingombra, ma senza piedi, o altrimenti fragili, non interessati.

Confessione – È tornata “sociale”? Come tra le carmelitane e in alcune sette, anche cristiane, ora sui social media. La confessione impazza, spesso in senso proprio, dei delitti commessi o annunciati. Il caso di Breivik in Norvegia non è isolato, molti delitti vengono annunciati o vantati  sui social media. Allo stesso livello di indifferenza che connota tutta l’informazione in rete – indifferenza etica, sotto la facciata della trasgressività, e qui di giudizio, ma anche cognitiva. Delitti ovviamente minori rispetto alla strage perpetrata da Breivik, ma pur sempre delitti, perfino assassinii. E viceversa, molti social media vengono analizzati dalla polizia, a fini di prevenzione, o anche per fare luce in certe indagini o sostenere le accuse.
Il rapporto 2013 della International Association of Chiefs of Police, che raggruppa circa 500 polizie, afferma che l’80 per cento dei membri usa i social media per le indagini. Una delle attività emergenti è il software per ricerche digitali, a uso delle polizie e degli studi legali (negli Usa). Certi di trovare nei social media elementi di colpevolezza\innocenza.

Destra-sinistra – Renzi dichiara la contrapposizione perenta nella forma del merito-con-uguaglianza. Che è in realtà la società liberale. Cioè la destra - una delle destre, ma l’unica in realtà con dignità politica, le altre essendo manifestazioni di totalitarismo, razzismo, intolleranza. Mentre la distinzione vige nei fatti, se non nella politica che non sa governare i fatti. E negli animi. Ne è riprova l’opportunismo, che della distinzione – e quindi della sua negazione – si nutre.
La negazione stessa della polarizzazione è liberale: una società ben governata, si dice, non può che essere libera. E si citano in proposito i casi di indifferenza, del fascista che diventa comunista, e viceversa, come indicativi di una polarizzazione infetta dal virus antiliberale – che oggi si direbbe antidemocratico. Anche questo è vero.
La pratica di quello che in Italia si chiama “trasformismo” essendo corrente, i casi recenti sono poco significativi. Ma alcune storie, ancorché ignote, sono significative, della differenza e dell’opportunismo.
Arnolt Bronnen, nato Bronner, nome d’arte A.H.Schelle-Noetzel, viennese, scrittore, drammaturgo, l’autore del “Parricidio” (suo padre era ebreo), amico austriaco di Brecht, diventò l’amico di Goebbels, fece il “voto della più sincera fedeltà” a Hitler nel 1933, per finire a guerra perduta sindaco comunista al paesello, a Bad Goisem – e poi onorato drammaturgo a Berlino Est.
Ernst Niekisch fu socialista, e presidente del parlamentino della Repubblica dei Consigli degli operai e soldati di Monaco nel 1919. Dalla quale fu però condannato subito dopo a due anni e mezzo di prigione senza nessun capo d’accusa. Fu ciò malgrado sempre antinazista, autore nel 1932 di “Hitler, una disgrazia tedesca”, e poi di libelli che gli valsero l’ergastolo per “alto tradimento letterario” dal Tribunale del popolo, presieduto da un ex comunista, Roland Freisler. Ma fu anche antisemita.
Roland Freisler, il presidente e procuratore del Tribunale Speciale di Hitler, sicuro nazista dal 1925, fu perseguitato fino alla morte nel 1945, sotto le bombe a Berlino, dalla fama di essere stato comunista durante il servizio militare nella grande guerra, e nel campo di prigionia bolscevico.  
Jacques Doriot, giovane socialista in guerra, decorato al valore, subito comunista, e per questo anche carcerato, quindi espulso dal Pcf con tipica procedura stalinista (per aver prospettato l’alleanza elettorale con i socialisti nel 1934 - cioè il Fronte Popolare che si farà due anni dopo perché Stalin l’aveva deciso), divenne filofascista e fu infine collaborazionista.  

Occidente – È un ricordo, una forma storica. Non c’è più come organizzazione politica, nemmeno in forma di petizione – nessuno ne parla, nessuno lo propone, la Nato non si sa nemmeno se (che) esiste.
A lungo si è detto Occidente la forma culturale dominante, dopo la perdita delle colonie e le sconfitte dell’imperialismo, a Dien-Bien-Phu, a Suez, in Algeria, nel Vietnam, in Sud Africa. La società dell’abbondanza dei consumi come modello culturale “universale” imposto dall’Occidente, inteso come area transatlantica, Europa Occidentale-Usa. Ma l’Europa da un quarto di secolo non è più la stessa, tra la Germania e il niente - 28 stati, forse 30. Mentre gli Usa da un quarto di secolo sono proiettati sull’area transpacifica.
Il modello economico del libero mercato, teorizzato a Occidente, è ora imposto ad esso. Non c’è un modello politico occidentale: i regimi pluralistici, elettorali, sono deboli nella stessa Europa. Non c’è – ma da tempo non c’era – un modello estetico (letterario, filosofico, artistico), se non per alcune escrescenze statunitensi, comunque non dominanti nella cultura mondiale, per quanto informe. Resta nella forma immagine: il selfie, la tv, il cinema. Ma allora nell’indistinto: l’Asia ne è padrona e succube quanto l’Occidente.

Riforma – Si carica, avvicinandosi il sesto centenario, di messianismo. Curioso: a opera di non credenti. Ma più per misinterpretare il fatto politico o storico: la Riforma avrebbe potuto aversi nel tredicesimo secolo, anche nel dodicesimo, “da sinistra”, attorno ai catari, albigesi etc. Oppure, “da destra”, all’interno della chiesa, nel quindicesimo secolo, attorno ai concili di Costanza e Firenze-Ferrara. Quella di Lutero fu una ribellione politica. Non meno di quella anglicana, politica dichiarata. Una secessione.

Sonnambulismo – È scomparso. Dopo essere stato”normale”, per più generazioni, fino almeno agli anni 1950 – “’A sonnambula” è del 1957. Simenon nelle memorie, in particolare in “Lettera a mia madre”, ricorda di essere stato sonnambulo e di avere “ancora crisi di sonnambulsimo alla mia età”, a 72 anni - “che è molto raro”. E testimonia: “Due dei miei figli almeno sono sonnambuli, benché non concepiti dalla stessa madre. Infine, mio nipote è anch’egli sonnambulo”.
Si potrebbe argomentare che è diventato una condizione normale in senso improprio: non di veglia nel sonno ma di sonno nella veglia.

Turismo – È una forma d’impregnazione? D’impregnazione di massa:  milioni di persone che decidono di vedere tutta Firenze in un giorno, tutta Roma in due, di ogni immagine, e ne prendono centinaia di memorabili ogni giorno, fissando il ricordo nella fotocamera. Che viaggino da soli o in gruppo. Si direbbe che mettono da parte alcuni giorni della loro vita lavorativa per accumulare impressioni. Dopodiché, nel tempo libero a casa, nelle lunghe tediose stagioni buie o inclementi, le ripasseranno e gusteranno, al computer, sullo schermo tv, a una a una. Da soli o con i familiari e amici. Che ricordino cosa quelle immagini rappresentano (cosa hanno “visto”) oppure no: restano comunque impregnati di un flair, un gusto, un sapore, un modo di essere altro, e quindi desiderabile.
Oppure non vedranno nulla, non rivedranno niente di ciò che hanno fotografato. E allora il turismo sarebbe soltanto un’occupazione del tempo come un’altra. Un passatempo, nevrotico: fotografare tutto sarebbe un riflesso condizionato come un altro. Forse perché ora non costa più.
È vera l’una o l’altra ipotesi? Tertium non datur. O i giapponesi, e ora i cinesi, passano le serate al ritorno a godersi in dettaglio le tante immagini accumulate, o non si può che considerarli istupiditi – un tempo si diceva colonizzati - dai modelli culturali stranieri, occidentali, che adottavano, e ora non è più possibile, non ci sono modelli. Se non capiscono è perché il (relativo) benessere instupidisce - la vecchia polemica sulla piccola borghesia.

astolfo@antiit.eu

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