“Canton (fiume delle perle)
mi ricorda molto Tashkent”. Non può essere, ma Sereni era stato invitato in
precedenza in Turkmenistan, e su questo metro visita a novembre del 1980 la
Cina. Ignaro che si preparava la grande svolta delle Quattro Modernizzazioni. Un
viaggio che sarà prolifico di memorie: con De Jaco, segretario del Sindacato Nazionale
Scrittori, l’organizzatore, Mario Luzi, la sinologa Anna Bujatti, Arbasino e
Malerba, questi ultimi in sostituzione di Calvino e Volponi, che all’ultimo si
erano sfilati, tutti ne hanno scritto. Eccetto la sinologa. Tutti asfittici - eccetto
Arbasino, che ha lunghi studi di politologia.
Molta meraviglia, nessuna
curiosità – a parte il pettegolezzo costante su Arbasino, che si sottrae all’ufficialità.
“Un certo Ginzberg” li ospita, Siegmund Ginzberg. “Incontrata per caso la
signora dell’ambasciata col figlioletto”, la sinologa Sandra Carletti. Meglio la
nota introduttiva e l’apparato di riferimenti di Emanuela Sartorelli, che ha
curato questa edizioncina per Via del Vento - l’entusiasmo del critico salva
molto speso l’autore. Il viaggio evidentemente non fa bene ai letterati
italiani.
Vittorio Sereni, Viaggio in Cina
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