Ci fu
la guerra civile, eccome. Anche perché la Resistenza era sovrastata da un
“esercito” ben organizzato, equipaggiato,
armato, finanziato, quello del Pci, con un comando unitario e deciso, di
Secchia e Longo. E durò anche troppo dopo la pace.
Non se
ne parla, ma la Repubblica nata dalla Resistenza è piuttosto nata dalla guerra
civile – non per nulla il terrorismo di trent’anni dopo fece migliaia di
vittime, tra cui quattro o cinquecento
morti. Un radicamento che spiegherebbe l’impossibilità persistente di fare
politica, del famoso “paese normale”.
Pansa
non è storico ma contestualizza. A differenza degli storici, quasi tutti, della
Resistenza – con l’eccezione di Pavone, Crainz e pochi altri. Con spirito
polemico, ma senza fare polemica. Documentando pure il terrorismo di Graziani (uno
che si ebbe gli onori di Andreotti qualche mese prima del compromesso storico,
come dimenticarlo?), il collaborazionismo, specie contro gi ebrei, la tortura,
e naturalmente l’occupazione tedesca, con le innumerevoli stragi di qua e di là
dell’Appennino, da Arezzo e Massa in su..
Pansa,
spirito indipendente e grande giornalista, ha anche i titoli, storico di
formazione. Qui, come nel suo giornalismo, appassionato e competente,
grandissimo lavoratore sempre sul campo. Senza partito preso, questo è vero – e
per questo mai direttore, solo tollerato in tutti i giornali in cui ha
lavorato, “La Stampa”, “Corriere della sera”, “la Repubblica”, “L’Espresso”, in
virtù dei suoi lettori?
Giampaolo
Pansa, Bella ciao. Controstoria della Resistenza, Rizzoli pp. 430 €
19,90
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