“Gli uomini,
in generale, hanno un vantaggio sulle donne. Dimenticano facilmente i momenti difficili
della loro esistenza”. Mentre “la più parte della donne ha la tendenza a
conservare, inscritta profondamente in sé, la memoria delle ore tristi”.
Simenon se lo dice qui dopo aver vissuto, e mostrato di averlo vissuto, il
contrario. Qui nella sua prima prova dopo aver cessato, due anni prima, la prolifica
attività di narratore, per dedicarsi a “dettare” le memorie. Nella settimana trascorsa
accanto alla madre morente.
Simenon
“fa i conti” con la madre. Con la
mancanza d’amore della sposa e madre – così crede. Fino a che, arzigogolando
con se stesso, nella lunga veglia al capezzale della donna, come sempre vigile
ma muta, un’altra figura si erge, poco
affettuosa ma non senza ragione, e solo devota al figlio, ai figli. Anche le
madri hanno un corpo, una vita, una storia.
È una
storia anche di un’altra civiltà, che Simenon sbalza ma di cui non ha
coscienza. Di un modo di essere o vivere teutonico – la madre è fiammingo-olandese.
Dello spirito del thrift, della
rinuncia austera o dell’accumulo, che è convenuto chiamare lo spirito
protestante del capitalismo. In realtà anche cattolico, per esempio in questo caso.
Ma teutonico, per esempio a fronte dei latini Simenon, che invece si vogliono
bene, se lo dicono - sprecano le parole.
La
riedizione francese del 1976 collaziona anche una trentina di pagine del
dettato successivo di Simenon, “Vento del Nord, vento del Sud”, che situano e spiegano
la “Lettera”. Con la ricerca affannosa, tutta la vita, di un affetto. In due
matrimoni lunghissimi, di oltre vent’anni, e costosissimi, finiti in liti
oltraggiose tra avvocati e esperti patrimoniali. O anche “altrove, spesso
presso quelle che si chiamano prostitute (una parola di cui ho orrore)” -
sempre alla caccia ossessiva di “un po’ della tenerezza di cui sentivo il
bisogno”. E rapporti in vario modo difficili con i figli delle due madri,
benché accuditi e seguiti. E un affetto infine ritrovato in Teresa, l’ultima
compagna. A sentire lui, basterebbe poco: un po’ d’attenzione, da una parte e
dall’altra.
Georges
Simenon, Lettera a mia madre
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