Capitalismo
–
C’è ora un Madoff per tutto, il “Madoff dei Parioli”, etc., per ogni uomo di
denaro che promette guadagni folli, salvo ritrovarsi senza il capitale. Non il
ladro che scappa ma un “mago della
finanza”: qualcuno, più spesso una persona spiritata, che pensa di avere il segreto
della ricchezza, lo vuole, ne è certo. Nell’alveo della ricchezza (denaro) come
magia. Non assurdo come sembra, e anzi istituzionale, nella sociologia più
avveduta del fenomeno.
Il Madoff di Conrad, il protagonista
occulto del romanzo “Chance”, è uno che chiama Thrift tutte le sue finanziarie.
Il thrift, il senso della vita
risparmioso, intento col denaro a produrre altro denaro invece che a spenderlo,
è il motore del “capitalismo protestante” di Max Weber, l’accumulazione costante.
Altre sociologie della ricchezza, da Mandeville a Sombart, mettono al centro
dell’accumulazione la spesa, e anzi il lusso, il dispendio. Ma non convincono,
sembrano paradossali. La teoria di Max Weber è la più accreditata - nelle
contrade latine, cattoliche, anche a motivo dell’anticlericalismo che consente.
È peraltro per il senso dell’accumulo che lo scandalo si crea. Il
protagonista di Conrad è convinto, spera, sa che se si aspetta ancora lui saprà
rifarsi e ripagare tutti. E in effetti in tutti gli scandali, è sempre incerto
il momento in cui la speculazione va arrestata: non c’è un limite fra lecito e
illecito. Il diritto commerciale e fallimentare ne prevede alcuni, ma è sempre
l’autorità che trova o impone d’imperio un limite, magari su denuncia o
imposizione di una parte avversa – così con Calvi, Gardini, Tanzi, etc. La
finanza si vuole ed è creativa.
Classici – Tocqueville li
ridimensiona elogiandoli (“La Democrzaia in America”, II, cap. 15) – o ne dà la
giusta dimensione: “Se gli scrittori (antichi) hanno qualche volta mancato di
fecondità nei soggetti, di arditezza, di movimento, di generalizzazione nel
pensiero, hanno però sempre espresso un’arte e una cura ammirevole dei
particolari”. Minuziosi, non profondi.
O non sarà questa la classicità, il fondo della sua capacità di
rivivere? Una dimensione “giusta”, non nel senso della storia come freccia, che
non c’era nella classicità. Quello di
Tocqueville è infatti un giudizio ottocentesco, della storia in corsa.
Dialetto – È “l’amico di
casa” che ora ci manca, diceva Heidegger, che per questo s’impegnò in un breve
scritto sul poeta popolare vernacolare Hebel: “Erriamo oggi in una casa del
mondo alla quale manca «l’amico di casa»”.
Ma è di riappropriazione che si parla. Heidegger ebbe forte, specie
dopo gli errori con Hitler, la componente locale familiare, sveva, alemanna,
per il senso della vita e dello stesso filosofare: il radicamento, la lentezza.
Hebel, poeta della Foresta Nera, trascorse metà almeno della sua vita lontano. La
sua poesia è della nostalgia e della
riscoperta, la lingua del paese – meglio, il linguaggio – è rivissuta, e
riapprezzata, in controluce. Rivive come ritorno.
Heidegger “usa” Hebel a suo modo, quasi che il dialetto fosse la
chiave per “portare alla parola”. Con ciò intendendo l’origine del linguaggio: “«Portare
alla parola» significa: innalzare la cosa non parlata e non detta nella parola
e far apparire delle cose nascoste fino ad allora tramite il dire”. Ma sa che
il segreto del dialetto è di essere stato assunto nella lingua: “Hebel è
riuscito a inserire la lingua del dialetto alemanno nella lingua standard e
scritta. In questo modo il poeta fa risuonare la lingua scritta come pura eco
del dialetto”. Pura forse no, e neanche eco, ma familiare sì.
Fiamminghi – La pittura
fiamminga fu spregiata in Germania fino a tutto l’Ottocento. Per la tedesca Empfindung, la sensibilità, era un’arte troppo
realistica – “un realismo troppo crudo corrispondente, in letteratura, allo
stile basso o sermo humili” (Eleonora
de Conciliis). Inadatta, come tecnica e finalità, alla raffinatezza che si
vuole dall’arte.
Luoghi comuni -. Kafka,
nel saggio a lui dedicato da Deleuze e Guattari, che ne f anno il campione
della “letteratura minore” (“Non c’è i grande, e di rivoluzionario, che il
minore. Odiare tuta la letteratura da maestro”), ne sarebbe la talpa, nel racconto
omonimo e non solo, e la spia. Conscio – oppure no? per caso – che rifiutare,
evitare, sottovalutare gli stereotipi è la via maestra per finirvi dentro. Che
la scrittura “che dice” ne fa, al contrario , un punto di partenza.
Che vuole essere un paradosso, e lo è.
Storia – “Oltre 500.000 libri di storia in
lingua inglese per
tutti coloro che amano conoscere e ricostruire le vicende storiche e politiche
dall'antichità ai giorni nostri” – li promette la libreria online Ibs. E nelle
altre lingue? Un milione, due milioni di libri di storia avvolgono la terra?
Oggi, e ieri?.
letterautore@antiit.eu
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