L’uomo è incapace di verità,
ma lo sa: è il piccolo-grande uomo di Pascal – “il silenzio eterno degli spazi
infiniti mi sgomenta”. La densa raccolta è dei “Pensieri” che in qualche modo
si riconnettono a Dio – esistenza, natura, fede, ragione. Basti per tutti il
“pensiero n. 72, sulla “Sproporzione dell’uomo”, nell’infinitamente grande come
nell’infinitamente piccolo. “Abbiamo voglia di gonfiare le nostre immaginazioni
al di là degli spazi immaginabili; non riusciamo che a generare atomi, in
paragone alla realtà delle cose”. La ragione è poca.
È una scelta di pensieri
vari, in realtà. Un’occasione per rileggere Pascal. Che parla molto della
condizione umana, poco o nulla di Dio. Se non come un riflesso. E un’estensione
della ragione nella volontà: “È sorprendente che nessun autore canonico si sia
servito della natura per dimostrare Dio… Davide, Salomone, etc., non hanno mai
detto: «Non esiste assolutamente il vuoto, dunque esiste Dio». Bisogna
ammettere che sono stati più sapienti”. Il limite della conoscenza è di essere
spirituale in un corpo. “È impossibile che la parte che ragiona in noi non sia
spirituale”. Ma il corpo esclude “la conoscenza delle cose”, la materia non
potendo conoscere se stessa.
Ma attorno all’essere,
quante luci accende, all’essere pratico: immaginazione, abitudine, linguaggio
compreso, natura (“temo assai che questa natura sia essa stessa una prima
abitudine, così come l’abitudine è una seconda natura”), volontà (mezzo
Schopenhauer), simulazione. Ogni pensiero apre un campo si può dire ancora
vergine – il legame confessionale professo di questo scienziato, della
matematica e del pensiero, lo tiene purtroppo ai margini dalla filosofia.
Pascal, Dio o il mondo?, Oscar remainders, pp. 89 € 3,5
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