sabato 1 febbraio 2014

Non c’è Dio nella natura

L’uomo è incapace di verità, ma lo sa: è il piccolo-grande uomo di Pascal – “il silenzio eterno degli spazi infiniti mi sgomenta”. La densa raccolta è dei “Pensieri” che in qualche modo si riconnettono a Dio – esistenza, natura, fede, ragione. Basti per tutti il “pensiero n. 72, sulla “Sproporzione dell’uomo”, nell’infinitamente grande come nell’infinitamente piccolo. “Abbiamo voglia di gonfiare le nostre immaginazioni al di là degli spazi immaginabili; non riusciamo che a generare atomi, in paragone alla realtà delle cose”. La ragione è poca.
È una scelta di pensieri vari, in realtà. Un’occasione per rileggere Pascal. Che parla molto della condizione umana, poco o nulla di Dio. Se non come un riflesso. E un’estensione della ragione nella volontà: “È sorprendente che nessun autore canonico si sia servito della natura per dimostrare Dio… Davide, Salomone, etc., non hanno mai detto: «Non esiste assolutamente il vuoto, dunque esiste Dio». Bisogna ammettere che sono stati più sapienti”. Il limite della conoscenza è di essere spirituale in un corpo. “È impossibile che la parte che ragiona in noi non sia spirituale”. Ma il corpo esclude “la conoscenza delle cose”, la materia non potendo conoscere se stessa. 
Ma attorno all’essere, quante luci accende, all’essere pratico: immaginazione, abitudine, linguaggio compreso, natura (“temo assai che questa natura sia essa stessa una prima abitudine, così come l’abitudine è una seconda natura”), volontà (mezzo Schopenhauer), simulazione. Ogni pensiero apre un campo si può dire ancora vergine – il legame confessionale professo di questo scienziato, della matematica e del pensiero, lo tiene purtroppo ai margini dalla filosofia.
Pascal, Dio o il mondo?, Oscar remainders, pp. 89 € 3,5

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