Napolitano esce, dopo tre ore di
colloquio con Renzi, e ai giornalisti per prima cosa spiega: “La formazione del
governo e la scelta dei ministri compete, secondo la Costituzione, al presidente
del consiglio incaricato”. Non è esattamente così: L’art. 92 è stringato, “Il Presidente
della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta
di questo, i ministri”, e la prassi non è conforme. Ma Napolitano condivide
lo sconcerto di tutti.
Al festival di Fazio serioso l’unico in
grado di accendere il pubblico è stato il “napoletano” Arbore. Che ha fatto il “napoletano”
eccessivo, del peggior colore: una provocazione. A cui i padani paganti hanno
reagito entusiasti, in un delirio d’allegria. Si capisce la fine del leghismo:
è triste e malinconico, rancoroso.
Grillo al tavolo con Renzi si dice teatro.
Ma allora cattivo teatro: non è dramma, non è commedia. A Grillo si ha solo
voglia di mandare un vaffa e spegnere. Ma non alla fine, già subito indispone: come
si butta sul tavolo, come strilla. I suoi come lo sopportano?
Si capisce anche, dai capigruppo convocati
al tavolo Renzi-Grillo, che i “pentastellati” siano devoti al capo, devotissimi:
sono fortunati al Gratta e Vinci. Ma a un Gratta e Vinci pilotato? E dove sono
gli ex voto?
In sei anni, dal 2008 al 2013, giudizio “negativo”
per 31 giudici, “non positivo” per altri 114. Sono molti? A fronte dei 9-10
milioni di cause arretrate, non sono niente.
Il giudizio negativo implica il salto
della promozione quadriennale di carriera, che tutti i giudici hanno. Quello
non positivo l’obbligo di un corso di riqualificazione.
Il giudizio “negativo” scatta nella
carriera dei giudici per carenze in uno dei tre “cardini” della professione: indipendenza,
imparzialità, equilibrio. O in due dei “parametri” produttivi: capacità,
laboriosità, diligenza, impegno. Il giudizio “non positivo” per carenze in uno
dei “parametri”.
Tutti i “negativo” sono dovuti a insufficienze
su due di tre “parametri”: laboriosità, diligenza, impegno. Tutti i giudici
italiani sono indipendenti, imparziali ed equilibrati, e sono anche capaci.
Raffaele Lombardo, l’ex presidente della
Regione Sicilia, non è il primo che da destra si è messo a sinistra. Nel 2006 fece
perdere le elezioni a Berlusconi con i suoi 60 mila voti. Viene ora condannato
per le sue colpe di destra o di sinistra? Si dice: la giustizia è equanime. Ma
la giustizia sa che non è vero.
Lombardo viene condannato a Catania da
solo. Viene condannato per atti di governo alla Regione Sicilia, dove governava
con alcuni altri partiti - il suo era il più piccolo, il più grande il Pd. Ma
lui solo è colpevole. Lui e suo fratello.
“Se
si deve ricorrere al proibizionismo”, argomenta su “la Repubblica” il
professore Veronesi a proposito della cannabis, “significa che abbiamo fallito
la nostra educazione educativa”. E il
furto allora perché proibirlo, o l’assassinio? Bisogna insegnare ai professori
anche la logica.
Il Pd vince le elezioni regionali in
Sardegna, ma perde 82.403 voti rispetto alle politiche dodici mesi fa, il 35,4
per cento. Berlusconi, sconfitto alle regionali, ne perde 62.163, il 33 per
cento.
Non è la sola “verità non rilevata”
delle elezioni in Sardegna. Berlusconi perde perché uno dei suoi “delfini”, Pili,
si è candidato in proprio. Non è stato eletto ma ha fatto perdere a Berlusconi
quel 4-5 per cento necessario alla sconfitta. La vendetta come strategia?
Nel dirottamento dell’aereo delle
Ethiopian Airlines si scopre un altro nazionalismo: nelle ore non d’ufficio la
Svizzera delega la difesa aerea alla Francia.
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