La
Capria pubblica un libro, “La bellezza di Roma”, in cui chiede di liquidare i
vigili urbani e di sostituirli, “a concorso”, con architetti e specialisti di
belle arti e conservazione del patrimonio. Ognuno di loro mettendo a guardia di
un monumento. L’intellettuale è sempre totalitario.
Ma
perché la coscrizione dei laureati? E a concorso: col primo, il secondo, il terzo?
Sartori,
che conosce bene Renzi da Firenze, ne è molto critico. Per questo è scomparso
dalla Rai, e dal “Corriere della sera”?
Dodici
pagine di pubblicità finanziaria – la più costosa – di Unipol sulle maggiori testate. Beneficenza?
Renzi
debutta condannando il “capitalismo di relazioni” con cui Milano ci governa.
Non vorrà dispiacere a Bazoli?
Il conflitto d’interessi
Un’industriale all’Industria
E uno, maschio, al Lavoro:
Era caso di coscienza
Il conflitto d’interesse
Ma disceso nella Bassa
Si risolse in interessenza.
Un’industriale all’Industria
E uno, maschio, al Lavoro:
Era caso di coscienza
Il conflitto d’interesse
Ma disceso nella Bassa
Si risolse in interessenza.
C’è
l’arsenico nell’acqua a Roma Nord, un
avvelenamento di massa è stato evitato per caso. Ma senza colpevoli: c’entra il
Comune, e Pignatone il Terribile si astiene. La Giustizia vuol essere severa.
Lo Stato progettava con la mafia attentati negli Usa. È l’ultima tappa dello Stato-Mafia. Lo assicurano alcuni vecchi pentiti in scadenza di contratto, rovistando nella memoria.
Tra
i pentiti dello Stato-mafia internazionale c’è Di Carlo. Un trafficante di
droga che si penti per avere l’estradizione dall’Inghilterra, dove il carcere
si fa duro. All’epoca rivelò che Berlusconi s’era arricchito commerciando in
cocaina.
Bisognerebbe
fare una storia dei pentiti.
Ma
chi era lo Stato nella trattativa con la mafia: prima un giudice, Di Maggio, morto
nel 1995. Ora un questore, La Barbera, morto in tempo una decina d’anni fa.
Ma
non si può dire che le sorprese manchino a Palermo: ora La Barbera potrebbe
resuscitare. Scrive Bianconi sul “Corriere della sera”: “Prima di interrogare
La Barbera, i pubblici ministeri annuciano
il deposito di nuovi materiali…”. Palermo città divina, diabolica?
Ester
Bonafede, assessore stakhanovista al Lavoro della Regione Sicilia, lamenta al
bar di “guadagnare” quanto un commesso. Scandalo. “la Repubblica-Palermo” si strappa
le vesti che l’assessore, con 5.800 euro al mese, si lamenti. Non che un usciere
(a Palermo ce ne sono un migliaio) guadagni 5.800 euro.
Gratteri
ministro? Una provocazione, dice Sabelli, il segretario del sindacato dei
giudici. Questa ci mancava.
Sfacelo
all’Opera di Roma, terremotata dai consigliori del sindaco Marino – che ancora
non ‘è ripreso dallo shock dell’elezione, dieci mesi fa. Per un paio di posti.
Contro una gestione che aveva portato a Roma Netrebko e Muti. Ma non un cenno
nella grande stampa romana. Centralismo democratico?
Gotor,
lo storico delle lettere di Moro che si è subito fatto senatore, trova contro il
governo Renzi che “non a caso Berlusconi avrebbe detto: «Abbiamo un ministro»”.
“Avrebbe” detto che vuol dire? A caso o non a caso, il doppio interrogativo
affermativo che storia è?
Alfano,
retrocesso da vice-presidente del consiglio a ministro, è sempre gaio. Non sa
di che si tratta?
L’ultimo partito, quello di Passera,
nasce all’insegna “né destra né sinistra”. Basta questo? Destra e sinistra
attirano ancora tanto?
“La cosa più complicata è stata spiegare
al segretario generale della Farnesina che davvero volevamo Michelle Obama”, ha
detto Giancarlo Leone per giustificare il flop: il direttore di Rai 1 voleva
Michelle Obama al festival – a
Sanremo. Rai insuperabile, come il tonno. Nel provincialismo.
Giovanni Bazoli fa un’intervista al “Financial
Times” per difendere il “mercato relazionale”, gli affari tra amici. Meravigliando
lo stesso giornale: “Giovanni Bazoli difende la banca di relazioni vecchio
stile in Italia. Nell’ora più buia del sistema bancario italiano”.
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