“C’erano ancora le porte aperte su strada”.
Sembra un altro mondo e un’altra storia, ma Paolo Poli, non sembra, ma va per
gli 85 anni. Beh, era anche un tempo in cui “la gioia era essere uguali a
tutti: avere vestito grigio, scarpe grigie, cravatta grigia”. E l’ideale
maschile Maurizio Arena. Con quelle “sere a cena dalla Laura Betti”, compagni
di gavetta da giovani speranze, e Pasolini: “Lui e Moravia che parlavano dell’illuminismo,
e noi muti, come soggiogati da tanta luce. A volte la Betti provava a
intervenire, ma l’azzittivano subito”.
Luca Scarlini gli ha fatto
un omaggio, spulciando le tante sue trasmissioni radio, le interviste, le
uscite in tv, per ricavarne un fuoco di fila di battute, scenette, personaggi. Con
un gusto però da appetizer: Paolo
Poli gigione è solo il periscopio di uno dei migliori lettori del Novecento
letterario, “da sempre fidanzato con i libri”, il più libero. Seppure afflitto
dalla parodia: “Non sono una donna vera, non sono giovane, sono un vecchietto.
E quindi è tutto falso quello che io racconto. Però… cerco una verità
letteraria che sia anche specchio della storia. In fondo Joyce è la parodia di
Omero, Picasso di un intero museo, e Stravinskij di Wagner”.
Luca Scarlini (a cura di), Alfabeto Poli, Einaudi, pp. 171 € 18
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