Divinità – È un concetto – con quelli correlati dell’ascesa,
la freccia, lo sviluppo.
È anche
una “misura” della storia, in senso etico o solo eulogico. Senza, la storia di
disanima.
Eternità – Vive del
brivido dell’effimero.
È inimmaginabile perché se ne presuppone un
inizio – di dice: “per l’eternità”. Tutte le
dottrine dell’immortalità hanno un inizio - sono dottrine dell’inizio.
È un auspicio,
e una promessa. Parte della speranza.
Materia - È
figlia dello spirito. E consustanziale: se lo spirito per ipotesi morisse,
anche la materia.
La natura
ha bisogno dell’uomo, altrimenti inerte.
Nulla - Kant
lo rinchiude in una breve nota alla breve appendice, “Dell’anfibolìa dei
concetti di riflessione”, alla “Critica della ragione pura”. Ma questa nota
articola in quattro concetti, che organizza in una tavola:
Nulla 1. Concetto privo di oggetto,
ens
rationis – “un
concetto senza oggetto, alla stessa stregua dei noùmeni, che non
possono esser posti tra le possibilità, benché non debbano per questo venir
fatti passare per impossibili...”.
Nulla 2. Concetto privo di concetto, intuizione senza oggetto, nihil privativum - “la realtà è qualcosa, la negazione è nulla”.
Nulla 2. Concetto privo di concetto, intuizione senza oggetto, nihil privativum - “la realtà è qualcosa, la negazione è nulla”.
Nulla 3. “La
pura forma dell'intuizione, priva di sostanza…. lo spazio puro o il tempo puro”,
ens
imaginarium.
Nulla 4. Oggetto vuoto senza
concetto, nihil negativum – “l'oggetto di un
concetto in contraddizione con se stesso è nulla, poiché il concetto è nullo, è
l'impossibile, come si ha nel caso di una figura rettilinea di due lati”.
Dev’essere
come dice Pascal, al famoso “pensiero n. 72: “Per arrivare fino al niente ci
vuole una capacità non minore di quella che si richiede per arrivare fino al
tutto”. Sottinteso: “La capacità dev’essere infinita per l’uno e per l’altro”.
Oggettivo -
È anche soggettivo , e viceversa. Hebbel dice il “veramente soggettivo” un ‘altra
forma di “oggettivo”, abbracciando i fenomeni dell’esperienza personale. Ma il
contrario è più vero.
Un
terremoto può essere soggettivo? In parte sì. In senso figurato, per l’apprensione
che può indurre, sia che si produca sia che non si produca, diversamente
graduata a prescindere dalle distruzioni che ha comportato o comporterà, o non
comporterà. E in senso proprio: un terremoto a Osaka forza 6 può essere meno
distruttivo di uno a Ferrara forza 4.
Psicologia – Da scienza cognitiva di liberazione è slittata a una forma di deriva.
Di decomposizione, e quindi di subordinazione. Ciò fa moltiplicando le vie
d’uscite Dopo l’abolizione della norma.
A essa è seguita l’abolizione del ruolo, del tipo, della funzionalità. Aprendo
a ogni adattamento, quindi a un massimo di libertà, che però sono vie di fuga,
nell’incertezza crescente – l’indistinto è incertezza. Aprendo sì alla libertà
totale, nei rapporti individuali, sociali e familiari, nel tessuto mondano e
nell’esame di coscienza. Lo stesso psicologo, da demiurgo è passato a guardiano
di un gregge brado.
Ragione
- Si può muovere da Dilthey e la fine della metafisica: “Il senso e il
significato non appaiono che con l’uomo e la sua storia”. Il senso, dirà
Heidegger, è il senso dell’essere. A differenza di ogni altro ente, l’uomo
intrattiene un rapporto col suo essere, che è l’esistenza. Ma già il Medio Evo
l’aveva pensato, nell’haecceitas, la
singolarità dell’esistenza: Individuum
est ineffabile. Dio anche è ineffabile, come la verità. Dio non esiste in
realtà se non filosoficamente – gli altri sanno che esiste. È la filosofia che
la fede separa dalla ragione, la scienza dalla fede. Ma Heidegger, arrivato al
bordo del nulla, riporta il mistero nella ragione – come Popper nella scienza.
Rovesciano la prova di Locke, “non ne sapremo mai abbastanza per affermare che
Dio non può infondere il sentimento e il pensiero nell’essere chiamato Dio”,
avendo perduto la “fede nella ragione” – noi non sappiamo abbastanza nemmeno
della ragione.
Santità
– “Grande
idea”, dice Hebbel nel “Diario”, “della religione cattolica che gli uomini importanti siano qualcosa agi occhi della
divinità, e possano influirvi con la mediazione”. Di più: è santo chi lo vuole.
La santità è un esercizio di volontà costante, senza debolezze. Dei forti, san
Paolo, sant’Ignazio, come degli umili.
Scienza -
È il
moto perpetuo – una forma di. Il sapere è creazione di altro sapere. Lo
moltiplica. Perché il sapere dovrebbe essere risolutivo (compreso il sapere di
non sapere)?. La soluzione sarebbe la fine – lo stato fisico della quiete (una
morte, la morte).
Speranza
– È del
tutto irragionevole.
Niente di più irragionevole, ed ineliminabile.
Suicidio - In antico la colpa portava al
suicidio. Poi, con metodo cristiano, al pentimento e alla penitenza.
Ovidio
ha l’empio che si sbrana “con morsi spietati” - e “così lo sciagurato le sue
membra smagrendo nutriva”. Ma fino a un certo punto evidentemente.
È l’autofagocitazione,
come modalità di suicidio, suggestiva e non reale? Non solo Erisittone, ogni
uomo morde incontinente se stesso.
I manuali repertoriano il
suicidio per protesta, quello conformista, e quello da malinconia.
Fiorì a Cirene di Libia, in
tempi remoti, una scuola di filosofia il cui titolare, Egesìa detto Peisithànatos,
l’imbonitore di morte, un edonista, era tanto bravo a esporre la bellezza del
“darsi vinti” che i suoi allievi, uscendo, andavano a uccidersi - la scuola
dovette finire presto. È la rivincita, argomentava Plinio, o Seneca, dell’uomo
su Dio, che nella sua onnipotenza resta immobile. Ma Dio non c’entra, spiega
Boris Vian: “Dio non ha interesse che per i preti e chi ha paura di morire, non
per quelli che hanno paura di vivere” - e del resto “Dio non serve a niente
quando è degli uomini che si ha paura”.
zeulig@antiit.eu
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