martedì 4 febbraio 2014

Una fantasia maschile, Medea

È maschile il complesso di Medea, la madre che uccide i figli? È maschile la fantasia della donna che la gelosia divora, e divora a sua volta il maschio divorandone i figli. “Complesso di Medea” Jacobs definisce l’impegno materno a distruggere il rapporto tra il padre e i figli come un’“uccisione” simbolica e plurima, dei figli col padre. Dopo una separazione (è il caso della moglie di Berlusconi) o un abbandono: è il caso ora di Woody Allen.
Da vent’anni Mia Farrow accusa Woody Allen, dopo la di fine di una lunga relazione, di pedofilia e incesto.  Dopo che il comico troncò la relazione con l’attrice, e sposò una figlia adottiva, figlia di lei, non di lui. Le accuse di stupro ha fatto reiterare ora da un’altra figlia adottiva, Dylan, figlia di entrambi, che all’epoca aveva sette anni. Con una testimonianza montata in video, che ha già portato a un processo, ed è stata dismessa perché evidentemente artefatta – la ragazza non ricordava le battute, la ripresa veniva interrotta perché Mia gliele suggerisse, e poi veniva ripresa.
Woody Allen viene riaccusato “ora”, cioè alla vigilia degli Oscar che avrebbero dovuto premiare il suo ultimo film, “Blue Jasmin”. Tutto calcolato. Normali intemperanze post-coniugali. Non fosse che i giornali ce ne impongono paginate. Con opinioni, divagazioni, ricostruzioni, esilarazioni, questo il curioso, maschili. L’argomento dovrebbe interessare le donne, e invece interessa solo gli uomini.
Sul fatto non ci sono dubbi. Mia Farrow è una “pazza”. In senso proprio. È una che si accredita moglie di Allen per dodici anni mentre non ha dormito una sola notte in casa di lui, né lui in quella di lei. Che il figlio Ronan, l’unico suo naturale, che ha gestito, fatto nascere e cresciuto come figlio di Woody Allen, poi ha accreditato figlio di Sinatra - che all’epoca era sposato.  È sempre stata “tempestosa”. E ora fa Medea. Però, può farlo – ormai sono vent’anni che si esercita, dal 1992 – perché è creduta: agli scrittori e giornalisti che ce la ripropongono “piace” perché è eccessiva.

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