Gimigliano
è remoto nelle cronache dell’incidente ferroviario giovedì 6. I tg non ne danno
nemmeno un’immagine. Il paese e la ferrovia per Catanzaro sono invece protagonisti
dei ricordi e delle narrative di Mark Rotella, scrittore americano di nome, e
del padre, scultore, che a Gimigliano è nato e cresciuto.
Le radici si mettono meglio fuori d’Italia?
Benjamin
Constant fa partire il suo tardivo – a cinquant’anni - romanzo di formazione “Adolfo”
dalla Calabria. Di cui dà le coordinate con esattezza, benché non ci fosse mai
stato - era uno che viaggiava molto, ma solo al Nord, in Germania, in
Inghilterra. Il suo alter ego narratore si trova a Cerenza isolato per una minaccia
di alluvione del fiume Neto, insieme con uno “straniero” che poi si ammalerà, morirà,
e lo lascerà destinatario di un pacchetto di lettere che faranno la storia.
Cerenza
esiste (Cerenzia, dall’antica Akerentia), ha tuttora un parco archeologico che
attira visitatori, sta presso il Neto, e oggi come ieri i tentativo di far
curare l’occasionale amico meglio a Cosenza sarebbe difficile da attuare, essendoci
la Sila di mezzo.
Constant
faceva bene i compiti? La Calabria non era terra incognita, nel 1816.
La
cucina svedese
Il forno da cucina di una nota ditta svedese di
elettrodomestici, che vanta la A della protezione ambientale per i bassi
consumi di energia, prevede questi tempi di cottura: fagioli 8 ore, peperoni 6,
funghi 8, prugne e albicocche 10 – le mele 6, ma a fette.
Può darsi che la traduzione sia difettosa del libretto
delle istruzioni - la solita imprevidenza del management italiano della
multinazionale. Ma poi i tempi di cottura sono quelli. Non che si tenti di cuocere
al forno i fagioli, converrebbe uscire e mangiare fuori, magari da uno chef
rinomato, a 100 euro a cranio converrebbe ancora. Ma è che i tempi di cottura
normali, delle vivande normali, un dolce, un arrosto, un pesce, sono perlomeno
il doppio di quello che le ricette prescrivono. Un branzino medio quaranta
minuti invece di venti, e così via.
Può anche darsi che in Svezia, con l’ambiente e
tutto, si faccia spreco di elettricità. O l’elettricità sia gratis – chissà, al
Nord tutto è possibile.
È un acquisto incauto. Non è il primo, non sarà
l’ultimo, la globalizzazione induce allo spreco, non c’è più l’affidamento – il
marchio, il fornitore. Ma sarebbe stato possibile a una ditta italiana vendere
in Europa un forno da cucina che ha tempi doppi di cottura fregiandosi della A
di ambiente?
Il
sottogoverno è al Nord
Il controllo politico del territorio si fa attraverso
le “partecipate” pubbliche: aziende (municipali, regionali), consorzi,
fondazioni. Ce ne sono 7.712 in Italia – ce n’erano nel 2012 (il censimento è
opera del Centro Studi Confindustria). Sono organi di rappresentanza e
mediazione politica, di appannaggi piccoli e grandi, e di trasferimenti
politici (sovvenzioni, posti di lavoro, consulenze). Tutte insieme, le
partecipazioni pubbliche assommavano nel 2012 a 40 mila (39.997 per l’esattezza),
e assorbivano una spesa di 22,7 miliardi. Una cifra enorme.
Per oltre la metà, 12,8 miliardi, questa spesa
andava a partecipazioni del tutto improduttive. Perlomeno ai fini
dell’interesse pubblico: senza rendere cioè alcun servizio, se non quello alla
perpetuazione degli stessi enti. Gli enti improduttivi erano il 63,9 per cento
del totale.
Cinque sesti delle “partecipazioni” si
registravano al Nord: Lombardia 7.496, Piemonte 7.061, Veneto 4.123, Toscana,
3.606, Emilia Romagna 3.479, Trentino Alto Adige 2.610, Marche 1.620, Friuli
Venezia Giulia 1.548. Il Lazio, con 1.021 partecipazioni, deteneva il record
della spesa, 9,5 miliardi. Seguito dalla Lombardia, con 5,5 miliardi.
La donna
del Nord - Storia di Franca
Franca è giovane, piacente, attivissima. Viene
ogni tanto a fare le pulizie in casa, ma
sa cucinare, fare il caffè, servirlo al giusto modo. Lo sa fare anche come al
Sant’Eustachio a Roma, e senza troppi
trucchi: il segreto del sant’Eustachio… non lo diremo. Lavora rapida e precisa,
senza servilismo e senza intromettenza. Prima di prendere i lavori in casa
cuciva jeans per un appaltatore, che lavorava per ditte napoletane. Poi l’appalto
è finito, il famoso lavoro à façon. O
l’appaltatore non sapeva garantire le asole e le cuciture come da capitolato. O
semplicemente le-a ditte-a sono-è fallite-a: non è difficile fare l’imprenditore
oggi con le lavorazioni esterne, basta un piccolo capitale per fornire le
stoffe, e poi, se il prodotto si vende, i lavoranti à façon vengono pagati, altrimenti si chiude lì – e forse nemmeno
le stoffe si pagano, si ritirano a credito.
Franca viene spesso accompagnata da un ragazzo
di una diecina d’anni, che gioca da solo in giardino, e non le somiglia per
nulla, rosso di pelo, massiccio, il viso largo e simpatico. Non parla, al
contrario di Franca che è ciarliera, se interpellata, ma è suo figlio. Giovane
e tutto, Franca ha già avuto un matrimonio, una dozzina d’anni fa. Un matrimonio
da fiaba, dice ridendo, e infelice.
Era andata sposa su nelle Alpi, nel Trentino.
Come? Attraverso una commare. Una mezzana: fino a qualche anno fa era una
professione, combinare i matrimoni. Che cercava spose giovani e feconde per
contadini di montagna che nessuno al loro paese voleva:
- Diventi padrona. Avrai terreni, animali. Lui
è un brav’uomo, non lo sposano perché ha qualche anno – Col sottinteso che
lassù si vive meglio, la donna è rispettata, eccetera.
E così Francia andò sposa - una di quattro giovani mogli procurate in Calabria dalla commare per montanari delle Alpi. A uno che invece,
dice ora:
- Era un nano – un tipo dal tronco forte. Ma la
decisione era presa, Franca è una che si governa da sola, fin da ragazza, non
ha potuto fare affidamento sui genitori e la famiglia, tutti per un motivo o
per l’altro incapacitati, e ci si è messa con perseveranza. Dopo i lavoretti nelle
case troverà un’altra sua strada e farà diplomare il figlio. Ma nel primo
matrimonio non ce l’ha fatta.
Lavorava praticamente senza interruzioni, dalle
cinque del mattino, d’inverno un gelo da levare il fiato, nella puzza delle
bestie e del letame. Sarchiare, seminare, falciare, legare, erba, paglia, caricare,
scaricare, lavare, mungere, separare, trasportare, lavare di nuovo, spazzare il
letame, lavare… Tutto il giorno. Tutti i giorni. Fino alla conclusione
inevitabile:
- Quello non voleva una moglie, voleva una
lavorante gratis. Che gli facesse qualche figlio. – Ha preso e se ne è andata.
Non avendo una casa, è tornata in paese, dai suoi. Ma si sta riorganizzando.
Non se ne può fare una colpa a Franca, che non
è sciocca. Vive anche lei, come tutti, tra credenze assunte come ovvie anche se
irrelate ai fatti, e dure a morire. C’è questa credenza al Sud, che al Sud la
donna sia sfruttata, e al Nord rispettata. Mentre al Nord si è sempre saputo e
detto. Nelle parole di Simenon, che come si sa era belga, e ne parla a
proposito di sua madre (“Elisa”) e di una sua amica: “La madre van de Waele, le
cui gonne pendono sul corpo come attorno a un manico di scopa, ha, come Elisa,
un viso impaurito di schiava. Solo gli uomini contano in casa; un solo uomo, il
padrone”.
leuzzi@antiit.eu
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