Parlando d’Italia, si sa che la
situazione è debole. Ma le banche non lo sono. Non lo erano perlomeno negli
anni, dal 2007 al 2010, in cui le banche tedesche lo erano, e quelle
confinanti, in Austria, Belgio Olanda (più l’Irlanda). Che infatti l’Unione
Europea “salvò” con gigantesche iniezioni di capitale, fra i 600 e i 700
miliardi – quanti, forse, saranno ora attribuiti come capitale nominale al
Fondo Ue salva-stati. Bene. Anzi, perfino il debito non appariva così malvagio.
Il 24 gennaio 2011 Mario Draghi, allora governatore della Banca d’Italia, candidato
quasi unico alla presidenza della Banca centrale europea, così deponeva all’inchiesta
impossibile di Trani sul complotto delle società di rating, alle prime
avvisaglie di attacco sul debito: “Il sistema bancario italiano è robusto. Il deficit
di parte corrente è basso. Il risparmio è alto. Il debito complessivo di
famiglie, imprese è Stato è basso rispetto ad altri Paesi”.
Dice: ma l’Italia non ha fatto la “riforma”
del lavoro che ha fatto la Germania. Cioè la controriforma: mandare otto
milioni al lavoro a 400 euro al mese? No, non si tratta di riforme, si tratta
di attacchi deliberati. Naturalmente non è un complotto, sono le forze del mercato.
Banditesche, e i giudici non ci proteggono.
A proposito di cifre, il complotto
sembra a questo punto doppio. Si costituisce, forse, a titolo nominale, il
Fondo europeo salva-stati ora. Dopo aver distrutto alcune economie europee,
Italia inclusa. Forse è stata solo stupidità. Fa differenza?
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