Un volume
costruito in forma di parodia, come piace a Eco – ma robusto. Tra echi,
proporzioni, inversioni di senso (specchi). Apre Eco, chiude Asor Rosa. A
seguire, dopo Eco, e prima di Asor Rosa, la prefazione e la conclusione della
curatrice – un “doppio abbraccio” insinua il wikipedista, molto al modo di Eco.
Il titolo anagramma i Fedeli d’amore.
Il titolo è
opera di Bartezzaghi, Eco avverte nell’introduzione. Che conclude con questa
nota: “Confido che lettori sospettosi non traggano illazioni esoteriche dal
fatto che le autrici sono 7. Più due autori, all’inizio e alla fine, si arriva
a 9. Prefazione, ricerca e appendice fanno 3. Alberto Asor Rosa è stato
invitato a commentare il lavoro per le sue competenze d'italianista e non per
il chiasmo onomastico che mirabilmente epitomizza la mistica ossessione degli
adepti del volume. Parimenti, è casuale il fatto che la differenza tra Um e Al
sia data dal fatto che il secondo nome trae le sue lettere dalla prima metà
dell'alfabeto e il primo dalla seconda” – Um(berto) e Al(berto). Eco non ci
crede. È suo dovere non crederci, è scolastico ortodosso. Ma ci ha prosperato,
in romanzi e ricerche, anche non parodistiche, dal “Nome della rosa” in poi.
Qui, nove (!) anni dopo “Il nome della rosa”, tiene accesi i riflettori con un
mastodontico reappraisal.
La raccolta
non è infatti uno scherzo. Né l’ennesimo repertorio delle letture esoteriche di
Dante. È una esercitazione sulla “semiosi ermetica” sviluppata da Eco nei suoi
corsi a Bologna dal 1986. Partendo dall’assunto, “incontestabile”, che gli
esseri umani pensano “sulla base di giudizi e identità”, Eco proponeva un
“paradigma della somiglianza”: “Una pratica interpretativa del mondo e dei
testi basata sull’individuazione dei rapporti di simpatia che legano
reciprocamente micro e macrocosmo”. Se non che dall’“analogia universale al complotto
e al segreto” il passo è breve, il segreto chiama segreto: “Una volta messo in
azione il meccanismo dell’interrogazione analogica, non vi è garanzia
dell’arresto”. Tutto è peraltro plausibile perché tutto è legato. Una
contraddizione evidente – che Popper aveva già messo in luce: “In un universo
in cui non valgono i rapporti casuali lineari, ma ciascuna cosa determina tutte
le altre, e ne è determinata, ci si
trova esposti alla più occulta… delle tirannie causali. Qualcuno trama sempre
alle nostre spalle”.
L’armamentario
che Eco individuava è poi divenuto di accezione comune. La “sopravvalutazione
degli indizi”. La legge del sospetto. L’“eccesso
di meraviglia”. Il post hoc ergo propter
hoc. Grazie più spesso al “terzo testo archetipo”, ce n’è sempre uno che è
all’origine di tutte le cose, e quindi dei testi sotto esame altrimenti non collegabili.
Tutto insomma si regge. A dimostrazione, Eco porta il caso di René Guénon, che
tutto lega, senza contraddizioni apparenti.
Ma non su
tutto questa epifania ermetica si esercita: “Il gioco della lettura sospettosa
e dunque di un’interpretazione indubbiamente eccedente” si scatena sui testi
divenuti “sacri” per una certa cultura. Dante non è propriamente sacro, ma è comunque
“oscuro”, quanto basta per scatenare quelli che Eco chiama infine spregiativamente,
dopo tanto filosofare, gli “Adepti del Velame”. E che classifica, a proposito
di Dante, in occultisti (Guénon), complottardi (Rossetti, Aroux, Valli) e
protostrutturalisti per eccesso (Pascoli) – e i numerologi-pitagorici?
Su questa
traccia, “l’eccesso delle pratiche di interpretazione sospettosa”, o di
sovrasenso, Eco ha disseminato un branco di astute “cacciatrici di falsità” –
alcune ispanizzanti, piace pensare sulle orme di Maria Zambrano, che il “Dante
eretico” perseguitò fin da ragazza: Maria Pia Pozzato, che cura il libro (Luigi
Valli e i Fedeli d’Amore), Helena Lozano
Miralles (Rossetti e il “paradigma del velame”), Maria R. Lacalle Zalduendo (Eugène
Aroux), Sandra Cavicchioli (Pascoli), Cinzia Bianchi (Benini e la numerologia);
Claudia Miranda (“Guénon o la vertigine della virtualità”), Regina Psaki
(critici ortodossi e allegoristi). La raccolta si completa con una bibliografia
anche per palati difficili – da cui manca proprio Zambrano: l’esoterismo è un
parco incontornabile.
Maria Pia
Pozzato, a cura di, L'idea deforme.
Interpretazioni esoteriche di Dante.
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