È possibile che la Procura di
Palermo abbia seguito questo diario politico inedito di vent’anni fa, alla
vigilia delle elezioni politiche che avrebbero
intronizzato Berlusconi, quando si arriva alla parola Mancino? Non è possibile, ma è quello che è avvenuto:
“Dunque,
alla vigilia di queste elezioni, storiche come tutte, capo della mafia si vuole
un presidente plurimo del consiglio. Della mafia in Sicilia e a Roma – banda della
Magliana, Pecorelli, etc. In combutta col vertice del Sisde e della Cassazione,
e una manovalanza di questori e capi della mobile. Capi della camorra potrebbero allora essere stati ed essere due onorati ministri dell’Interno, con alcuni sottopancia nella
Polizia e procuratori della Repubblica in gran numero. E contorno di
imprenditori. Che per definizione sono mafiosi.
“Potrebbe
essere vero, benché Andreotti abbia fatto le leggi che finalmente hanno colpito
le mafie. Se non che manca singolarmente ogni accenno, nonché incriminazione,
per il presidente del consiglio sotto cui la mafia e la camorra si sono
scatenate, De Mita, per l’attuale ministro dell’Interno, Mancino, e per il capo
della Polizia che tutti quei questori e sottopancia “mafiosi” ha allevato”.
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