domenica 23 marzo 2014

Fa vent’anni anche lo Stato-mafia

È possibile che la Procura di Palermo abbia seguito questo diario politico inedito di vent’anni fa, alla vigilia  delle elezioni politiche che avrebbero intronizzato Berlusconi, quando si arriva alla parola Mancino? Non è possibile, ma è quello che è avvenuto:
“Dunque, alla vigilia di queste elezioni, storiche come tutte, capo della mafia si vuole un presidente plurimo del consiglio. Della mafia in Sicilia e a Roma – banda della Magliana, Pecorelli, etc. In combutta col vertice del Sisde e della Cassazione, e una manovalanza di questori e capi della mobile. Capi della camorra potrebbero allora essere stati ed essere due onorati ministri dell’Interno, con alcuni sottopancia nella Polizia e procuratori della Repubblica in gran numero. E contorno di imprenditori. Che per definizione sono mafiosi.
“Potrebbe essere vero, benché Andreotti abbia fatto le leggi che finalmente hanno colpito le mafie. Se non che manca singolarmente ogni accenno, nonché incriminazione, per il presidente del consiglio sotto cui la mafia e la camorra si sono scatenate, De Mita, per l’attuale ministro dell’Interno, Mancino, e per il capo della Polizia che tutti quei questori e sottopancia “mafiosi” ha allevato”.

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