“L’infermità
dei nostri tempi, l’infermità da risanare, è proprio questa: che non si riesce
ad infiammarsi per le pure idee, come in altri tempi per la redenzione cristiana,
per la Ragione o per la Libertà”: Croce avrebbe potuto scriverlo oggi invece
che nel 1934. Anche se allora concludeva, benché insensibile alla “trascendenza”:
“E perciò (né questo dico io solo) la crisi salutare della società moderna dovrà
essere, presto o tardi, di carattere profondamente religioso”.
A
insegna del “Contributo” Croce aveva messo Goethe: “Perché ciò che lo storico
ha fatto agli altri, non dovrebbe fare a se stesso?”. Ma è miglior storico con
gli altri che con se stesso. Anche se ha radicato giudizio politico. Dell’amata
Germania lamenta, nel 1934: “Dio sa con quali folli concetti e disegni verrà fuori,
per la scarsezza di cui ha dato finora prova, nel senso politico e nel buon
senso in politica”.Non poteva dirlo dell’Italia, ma non poteva non pensarlo –
il messianismo religioso sarà stata una forma di “dissimulazione onesta” (Croce
ne fu l’editore, negli stessi anni).
Benedetto
Croce, Contributo alla critica di me stesso
Nessun commento:
Posta un commento