domenica 30 marzo 2014

La Germania ne sa di noi più di noi

Ralf Dahrendorf, il sociologo tedesco che insegnava alla London School of Economics, ammoniva nel 1991 che il trattato di Maastricht avrebbe diviso ulteriormente l’Europa, invece di unificarla. Le fortissime tensioni monetarie del 1992, di cui fecero le spese l’Italia e la gran Bretagna, lo confermarono nella diagnosi.
La crisi monetaria del 1992 fu peraltro il fatto che decise Londra a restare fuori dall’euro, con molto giovamento e nessun danno. In precedenza, il 14 dicembre 1991, a ridosso del trattato di Maastricht l’ “Economist” scriveva: “Nell’Unione economica e monetaria europea i dettagli sono tanto elaborati da apparire incredibili. È stato accettato un programma che dovrà portare a una moneta unica europea entro il 1999. Useranno tale moneta quei paesi che saranno sopravvissuti alla cura macroeconomica dimagrante della Bundesbank”.
Habermas era anche lui critico verso l’unificazione monetaria. Ne ha poi preso atto. Ma dopo un decennio di euro ha ritenuto di dover scendere violentemente in campo, denunciando come un “colpo di stato” l’offensiva franco-tedesca (Sarkozy con Merkel, Trichet con Draghi, tedesco di complemento) dell’estate 2011 contro l’Italia. Ha redatto un programma di rientro dagli squilibri dell’euro per il partito Socialdemocratico, e periodicamente si lancia in campagne di stampa contro l’egemonia tedesca sull’euro.
“Chi equipara l’Europa all’euro è già fuori dall’Europa” è il ritornello di Ulrich Beck, sociologo emerito tedesco ora alla London School of Economics. Che ovunque trova desolato “il potere dell’euro-nzionalismo tedesco”. La crisi dice una guerra, “senza bisogno di schierare carri armati, elicotteri militari e bombardieri”.
Klaus Offe, il Toni Negri tedesco, da tempo vede l’Europa “in trappola”, perché, invece che dal mercato, e cioè da condizioni più o meno uguali per tutti, si è fatta guidare dagli oligopoli nazionali. Che hanno trovato comodo erigere un Nord operoso contro un Sud parassitario, e su questa linea divisoria, “noi e loro”, hanno messo l’Europa in trappola.

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