“La storia monetaria
d’Europa ci rivela che, ogni qual volta la parità di cambio è stata eretta a
feticcio o imposta senza adeguato riguardo alle sottostanti condizioni dell’economia,
le conseguenze sono state nefaste”. Fa 25 anni il 3 giugno l’ultimo articolo di
Paolo Baffi, il governatore della Banca d’Italia che tentò di scongiurare l’euro
come sarà instaurato dal trattato di Maastricht, pubblicato su “La Stampa”.
Baffi si avvaleva
di uno studio belga per ribadire che “un coordinamento troppo spinto di politiche economiche elimina l’elemento concorrenza caratteristico del Mercato
comune, dal livello più alto in cui la concorrenza può esplicarsi, che è quello
della formazione delle politiche medesime”.
Baffi non s’illudeva
sul livello della coscienza comune europea. La Bundesbank non lo smentiva, che
faceva “cavaliere solitario”. Ma il conformismo prevalse, l’opinione dominante
della Bundesbank cioè, cui l’Italia decise di accodarsi per malinteso
europeismo.
Nessun commento:
Posta un commento