lunedì 3 marzo 2014

La novità è la società giusta, del 1971

Si riedita dopo ventidue anni (ma il saggio era del 1983) Bobbio con commenti di Renzi e Cohn-Bendit. Inutili, se non a dire inutile l’argomentazione stessa di Bobbio. Fuori tempo oggi, anche nel modo tignoso di procedere del filosofo (specie nella messa a punto che volle far seguire alla prima edizione), contro la spensierata baldanzosità in voga – merito, innovazione, etc.. Lo salva Massimo Salvadori nell’introduzione, rispolverando la “giusta società”, su cui Bobbio, nel suo “messappuntismo”, si era sintonizzato nel 1996, dopo la vittoria dell’Ulivo di Prodi.
D’Alema aveva salutato la vittoria elettorale come una “rivoluzione liberale” – lo slogan con cui Berlusconi aveva stravinto due anni prima. “Avrei preferito che un grande partito di sinistra”, obiettò Bobbio, “invece di lasciarsi sedurre dalla riproposizione della «rivoluzione liberale», quando tutti erano diventati liberali e naturalmente in primo luogo gli avversari, risollevasse la bandiera della «giustizia sociale»”, per la quale avevano militato le masse: “Se dovessi proporre un tema di discussione per la sinistra, oggi, proporrei il tema attualissimo, arduo ma affascinante, della «giusta società». Continuo a preferire la severa giustizia alla generosa solidarietà”.
Era la teoria di John Rawls, possibile in America nel 1971 e non in Italia - non per Bobbio. Ma chissà come il filosofo americano si sarebbe meravigliato della sua adozione in Italia, come equità sociale  e anche come giustizia giusta. Non si può obiettare a Bobbio la politica dello struzzo, ma è come se.
Norberto Bobbio, Destra e sinistra, Donzelli, pp. 180 € 19,50

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