Archiviato tra i saggi, il libello è la storia
di una lettera anonima contro un vecchio vescovo di Patti in provincia di
Messina, monsignor Ficarra. Cioè la storia della rovina del vescovo a causa di
una lettera anonima, finoalla rimozione da parte del Vaticano, con la
promozione, per dileggio, ad arcivescovo di Leontopoli di Augustamnica - che non esiste: una sede vacante là in partibus infidelium. Con una curiosità: “Nell’estate di quattordici
anni addietro”, premette Sciascia nel 1979 al racconto-saggio, “ ho immaginata
e scritta una storia di potere e di crimine che prendeva avvio, non per
estravaganza ma per interna funzionalità e necessità, da una lettera anonima
composta con parole ritagliate dall’Osservatore romano; oggi - d’estate e
nello stesso luogo - mi trovo a cominciare una storia vera da una lettera
anonima che a un ritaglio dell’Osservatore romano si impasta. E dico di più:
dal piccolo archivio di monsignor Ficarra che da persone che lo amavano mi è
stato confidato, mentre ancora in disordine stava sul mio tavolo, la prima cosa
che ho estratto è stata la busta azzurrina che conteneva la lettera anonima e
il ritaglio dell’Osservatore”.
Di che riscrivere la logica, e la via della
verità.
Leonardo Sciascia,
Dalle parti degli infedeli
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