Fa un
quarto di secolo questa riesumazione di un divertimento del poco serioso autore
di “Cuore”, a cura di Giuseppe Marcenaro. Allora se ne parlava molto, l’anonimo
era “nazionalpopolare”, giornali integerrimi e giudici se ne facevano paladini.
Non
era una novità. Un quarto di secolo prima il procuratore Capo di Roma Luigi Giannantonio
aveva puntato l’industria di Stato per decapitarla e chiedeva denunce anonime,
facendosi fotografare con sacchi ai piedi di presunta posta. L’Eni sfuggì
all’offensiva spostando la sede giuridica delle sue società a Palermo. L’altra
settore dell’energia, il nucleare, fu decapitato con l’arresto di Felice Ippolito,
il dinamico presidente del Cnen (ora Enea), per aver utilizzato in vacanza a
Cortina una jeep aziendale – l’Enel stava nascendo. Usciva in quegli anni anche
“A ciascuno il suo”, il secondo romanzo giallo di Sciascia, con questo attacco:
“ - È una lettera anonima – disse il postino”.
Nel
1989 il “cancro delle anonime” era un tormentone di Andreotti nel “Bloc-Notes”,
la rubrica settimanale che tenne per quindici anni, dopo i governi del
compromesso storico e la sconfitta di Berlinguer, sull’“Europeo” di Lamberto
Sechi – “alla maniera di Mauriac”, diceva Sechi. Fra Mauriac e Andreotti c’era
qualche differenza. Andreotti è stato indubbiamente il maestro dei dossier in
Italia, anonimi, a carico di Fanfani, Segni, Moro, Cossiga. Ma è quello che fa
sapido il dossier “anonimo”. Andreotti, per esempio, sapeva già dei “pizzini”,
che abbiamo scoperto una ventina d’anni dopo: “È stato assurdo dare la dignità
della carta stampata a migliaia di foglietti privi di paternità pervenuti a suo
tempo alla Commissione antimafia”, scriveva – ammonendo beffardo: “Con la
scuola d’obbligo e il superamento dell’analfabetismo non ci sono più limiti”. E
seriamente: “È prevalsa l’opinione di chi confonde l’omertà con la tutela di un
costume civile”.
In un “Bloc-Notes”
del 24 febbraio 1989 Andreotti ha anche una curiosa perfidia a danno del
Procuratore Capo delle delazioni, di cui storpia il nome alla Totò: “Un
disinvolto personaggio si compilò denunce gravissime e false che fece avere a
Giannantoni. In modo che Giannantoni si eccitasse ma non trovasse niente.
Dopodiché – andava dicendo – «quando arriveranno i ‘veri’anonimi, gli sbirri di
Giannantoni gli diranno che sono un calunniato abituale»”. Implausibile che un
“disinvolto personaggio” andasse in giro a confidare i suoi trucchi. Ma l’“Europeo”
e Sechi, altro grande fustigatore, se non i lettori, evidentemente ci
credevano, credevano a Andreotti.
De Amicis
sembra uscito dal suo libro “Cuore”, in mezzo a tanta navigata perfidia. Ma
forse la cosa è caratteriale – sarà da catalogare tra i “caratteri originari”: “La
lettera anonima è la più alta forma di artigianato locale”, sbotta a un certo
punto Mastroianni in “Divorzio all’italiana”.
Edmondo
De Amicis, La lettera anonima
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