Dopo la Siria l’Ucraina? Che farà Obama?La domanda non è
nuova, gli Usa sono pur sempre gli arbitri della pace, ma il contorno è mutato:
non c’è mobilitazione, non c’è allarme. Il pericolo è vicino, è in Europa, è in
casa. Ma non c’è più sintonia con le rivoluzioni democratiche americane. C’è
anzi, al di là della gratitudine, della solidarietà, della comunanza d’intenti,
compatimento. Nei governi. Nell’opinione invece la domanda è: ma che vogliono?
La diffidenza prevale.L’Ucraina forse
non fa testo, è un caso speciale. Ci fu mobilitazione una dozzina d’anni fa per
la rivoluzione arancione, che invece si scoprì opera di maneggioni corrotti, tutti
finiti male. Ora, di fronte a una mobilitazione per aderire all’Unione europea,
e anche alla Nato, c’è piuttosto perplessità. Specie di fronte alla risposta
russa, che qui come in Georgia ribadisce che non vuole la Nato in casa. Un po’
come quando Kennedy si oppose ai missili di Krusciov a Cuba: Putin non è
Kennedy, ma i missili sono uguali, più o meno.Siria e Ucraina
sono del resto le ultime di una serie ormai innumerevole d’interventi umanitari
e per la libertà cui gli Usa hanno indotto l’Europa, senza costrutto. L’unico
esito è stato di tenere, per venticinque anni ormai, l’Europa al guinzaglio. E
non è da escludere che l’obiettivo non fosse quello. Sembra una balordaggine, e
lo è, ma non c’è altra verità.Se una ratio è possibile estrarre da un quarto
di secolo di guerre umanitarie è che esse si svolgono tutt’attorno all’Europa:
nel Mediterraneo, nel Medio Oriente e nei Balcani, per tenere in soggezione l’Europa.
Sono interventi sempre coordinati con questo o quel paese europeo interessato,
la Germania in Jugoslavia e nel Baltico, la Polonia nel Baltico e in Ucraina,
gli screditati servizi segreti francesi e inglesi nelle guerre di liberazione
(Libia, Siria) e nello spionaggio elettronico. Ma senza altro senso che la
soggezione europea: tenere la Ue divisa e sotto pressione.
sabato 8 marzo 2014
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