L’Ucraina divisa
sarà stata l’operazione più agevole, ma non è l’ultima. Una nuova Europa si va ridisegnando
da un venticinquennio attorno all’egemonia tedesca. Resta in attesa il Belgio,
qualora la nuova politica, di allineamento su Berlino invece che su Parigi, non
risultasse adeguata. La Svizzera si è premunita col referendum anti-stranieri,
ma non è detto che basterà.Il primo passo
fu effettuato dalla Germania appena riunificata a spese della Jugoslavia,
promuovendo una serie di secessioni all’insegna del marco. La Germania, venendo
da una divisione, sa come si inoculano e si tengono vivi i suoi veleni. Il
secondo la pronta divisione della Cecoslovacchia.Procede, muto ma
schiacciante, il ridisegno della carta europea attorno alla Germania. In Jugoslavia,
Cecoslovacchia, e ora in Ucraina, l’attrazione tedesca si esercita su
popolazioni slave e non tedesche. Ma è lo stesso forte, anche se non è etnica. La
Germania è peraltro l’unica nazionalità forte oggi in Europa, non contestata e
anzi adesiva, attraente.
Costante della nuova Germania dopo la riunificazione,
dei governi moderati come di quelli di sinistra, di Schröder come di Angela Merkel, è la proiezione
continentale invece che atlantica. Ciò presuppone una politica di buon vicinato
e anzi di asse con la Russia. Nella proiezione verso il grande continente euroasiatico
che s’intende il futuro. Ma in questa prospettiva, a bilanciare il sovrappeso
russo, la Germania s’irrobustisce a sua
volta, con stati e staterelli confederati di fatto, utili intanto del
day-to-day dell’euro e il mercatino europeo.
Un
fantascienziato politico potrebbe argomentare tra dieci anni una Catalogna indipendente
“seconda casa” tedeschi. Tra cinquanta una
Slesia autonoma dentro una Polonia confederata. E\o un’Alsazia-Lorena indipendente
in una Confederazione del Reno. Tra cento un Lombardo-Veneto indipendente, cioè
pangermanico.
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