Cate Blanchett che prende il testimone dei premi
Oscar da Meryl Streep è un segno sinistro: nel matriarcato americano la cinquantenne
è antipatica a tutti, oltre che a se stessa. A Woody Allen per le note
biografiche, ma anche alle centinaia di giurati degli Oscar, evidentemente. Non
sa essere madre, né moglie, né amica, in questo caso nemmeno sorella, ipocondriaca,
supponente, egoista, un’idrovora,
insaziabile, insensibile. Forse nemmeno psicopatica.
Woody Allen ha creato infine, non
volendo?, la tragedia greca di tanti suoi scherzi. Premiato dall’esito, oltre
che dall’Oscar, per avere osato: le sue identità smarrite, un po’ innocenti un
po’ bugiarde, le ha ulcerate in Jasmine-Blanchett. Su uno fondo sociale alla Altmann, o alla Tennessee Williams, della way-of-life in bella e brutta copia, seducenti e repellenti,
ricchi e poveri ugualmente stolidi, nell’etica e negli affetti.
Woody
Allen, Blue Jasmine
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