venerdì 28 marzo 2014

Più tasse più debito - 2

Si dice che l’Italia non fa i compiti, e invece li fa, severi. Dal 1992. Tasse varie, una tantum o ricorrenti, medicine declassificate, ticket sanitari, tagli alle pensioni, alla sanità, ai sevizi sociali, da otto anni il blocco delle retribuzioni, pensioni senza costo della vita, e cassa integrazione, contratti di solidarietà, stati di crisi a non finire. A nessun effetto sul debito pubblico. Che anzi ogni anno si moltiplica.
Dal 2000 a oggi il debito pubblico è cresciuto di circa 800 miliardi. Nel 2000 era a 1.300 miliardi. A fine 2011 era a 1.907 miliardi. A fine 2012 a 1.988. E a dicembre 2013 ancora cresciuto a 2.067 miliardi - dopo essere arrivato a 2.102 a novembre: l’aumento più alto nell’anno di maggiore pressione fiscale, che ha stroncato il commercio, l’artigianato e una buona metà dell’industria  a partire dall’edilizia.
Nel 2011, l’anno dello spread, il debito è cresciuto di 55 miliardi, nonostante tre manovre correttive, due del governo Berlusconi e una del governo Monti.

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