martedì 4 marzo 2014

Renzi se la gioca sulla giustizia

Il senatore Gentile c’è andato di mezzo ma solo per non essere del Pd – che per il Pd equivale a essere un fantoccio (compreso il Pd calabrese che in Calabria non esiste). Il meno colpevole in una ribalda vicenda di fallimenti e provvidenze, ma personaggio remoto, un calabrese, per di più socialista e berlusconiano. Un fantoccio comodo a Rosy Bindi, l’intemerato Zanda e gli altri “pidisti” ultimativi. Ma il bersaglio grosso è Renzi, in serbo per il quale i vice-ministri Barracciu e Del Basso de Caro restano sotto tiro. Sempre che non si vada a votare – i due sono portatori di voti.(La vicenda Gentile, eretta a libertà di stampa, è minima cosa, di bassa corte di provincia. Di un’industria editoriale che vive di soldi pubblici. A opera di “imprenditori” della politica, a base di ricatti – sbruffoneggiano, si registrano, e si mettono online. Lo stampatore è noto per essere stato missino e berlusconiano, per questo quindi a capo della finanziaria regionale - con la quale si è attribuito contributi per 6 milioni - e ora, per non perdere il posto, alfaniano. Tortuosamente analogo, sull’altro versante politico,  il percorso dell’editore).Renzi d’altra parte sembra gradire la sfida. Poiché ha nominato alla Giustizia due che Pignatone e la Procura di Milano non gli perdonano, Cosimo Ferri e Costa. Sapendolo. Per le elezioni? Sembra che si debba andare a votare a ogni mossa di Renzi, già sull’Italicum, che pure era stato già mezzo votato alla Camera. Andare al voto con Renzi che agita la giustizia, invece di Berlusconi, e invece degli scomodi fisco e lavoro, è un’idea che collima con l’uomo, col suo fiuto. 

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