Buche, acqua,
sanità, scuola, asili, rifiuti, Roma va meglio delle altre grandi città
italiane, Milano, Napoli naturalmente, ma anche delle medie, Torino, Firenze,
Bologna. Perfino i trasporti pubblici sono meglio, quelli dei pendolari
compresi, che a Roma vengono da Napoli e da mezzo Abruzzo. Ma ha pessima
opinione. Perché è fatta così, è pettegola – tutti i film sulla sua “grande
bellezza” ce lo dicono. E ha un giornalismo da vecchia provincia.Nel 208, al
cambio della guardia politico in Campidoglio, inatteso, si scoprì che Roma
aveva 12 miliardi di debiti, malgrado le leggi speciali, superfinanziate, per
il Giubileo 2000. Di questo non si parla, della necessità di ridurlo. Magari
mettendo sul mercato i 43 mila immobili di cui a vario titolo il Campidoglio è
diventato nei secoli proprietario e non sa amministrare – ne ricava 27 milioni
di affitti, quasi tutti morosi (mentre ne paga 21 sull’unghia per cinquemila
abitazioni per i bisognosi). Su questo debito paga 800-900 milioni d’interessi
l‘anno. Che è il disavanzo di bilancio.
L’Acea,
l’azienda comunale acqua e energia, ha 3,6 miliardi di debiti, per un fatturato
di 500 milioni scarsi. È cioè un’azienda fallita, l’unica del settore. Ma
assolutamente non bisogna liberarsene, è
un “bene pubblico”, l’acqua è sacra, etc. Roma ha un migliaio di “supermanager”
a 300 mila euro l’anno. Questi non ce li ha la Fiat, ma nemmeno la Volkswagen,
che fattura 200 miliardi. E fa la raccolta differenziata di malavoglia,
malgrado il super senso civico dei romani - i rifiuti sanitari non si ritirano
dalle farmacie da sette mesi.Non c’è rimedio?
Basta dare la colpa al sindaco Marino. Che è inviso al Pd.Tanto basta per fare
l’opinione, e calmarla. Il resto è ordinaria disamministrazione.
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