Siamo al 26 maggio, fra
un mese. Renzi ha vinto le elezioni. È il primo capo del partito Democratico
che vince le elezioni, dopo le tre sconfitte di seguito che hanno segnato la
breve vita del partito. Il Pd è domato. Ma come in tutte le battaglie perdute,
gli sconfitti tentano il colpo di coda. Renzi può sbaragliarli mandandoli casa
con le elezioni. Gli sconfitti glielo impediranno impedendogli il varo della
nuova legge elettorale. Renzi potrebbe chiamare i comizi con la vecchia legge
elettorale, ma allora è facile gridare al golpe, giacché quella legge è stata
dichiarata incostituzionale.
Il braccio di ferro non
avverrà subito. Prima Renzi vorrà godersi il semestre europeo, giocare all’uomo
di Stato fra i 27 che vanno e vengono da Roma, farsi assegnare a Firenze il G 8
o G 7 libero, e presentare come sua la
nuova politica europea tedesca, del duo Merkel-Draghi, contro la stagflazione e
per lo sviluppo. Ma senza andare avanti di un passo con le riforme
istituzionali.
Renzi vincente rischia
dunque il blocco. A meno che Berlusconi non tenga, contro tutte le previsioni. È
il paradosso del Renzi vincente: non senza Berlusconi. Se glielo mettono
dentro, o gli prende un colpo, per Renzi sarà durissima. Alfano non è un
surrogato, poiché non è niente, alle elezioni sparirà. Renzi ha bisogno di Berlusconi,
altrettanto determinato, che gli tenga il sacco e gli consenta di laurearsi
riformatore. Quello che l’Italia, non c’è dubbio, attende dai referendum del
1991.
Renzi vittorioso alle
elezioni sarà sfidato con durezza. E potrà tenere – il governo, il partito –
solo se l’opposizione non si dissolverà. L’unica opposizione possibile, quella
di Berlusconi, poiché Grillo si chiama fuori.
Nessun commento:
Posta un commento