martedì 8 aprile 2014

I pellegrini del conformismo

Viaggi a senso unico. A doppio senso unico. Dapprima tutti a Mosca, fino al 1956, poi tutti a Cuba e in Cina, senza chiedersi perché Mosca non vale più il viaggio. Sono i pellegrinaggi che scrittori, artisti, giornalisti occidentali hanno usato fino alla caduta del Muro. Di una tale povertà intellettuale, se non è disonestà, che non sembra possibile, ma è roba di ieri. E senza rimorsi. Questo libro, peraltro molto bello, è passato sotto silenzio alla traduzione venticinque anni fa, e tuttora è intonso nelle due  biblioteche romane che ne hanno copia: il pellegrino è un credente, impunito, anche quando abiura.
Hollander distingue il pellegrino dal turista culturale – categoria di Herberto Padilla, il poeta cubano poi ostracizzato, di quelli che vanno a “vedere” la rivoluzione. Il turista va in gruppo, il pellegrino viaggia con programma su misura e guida-interprete personale. Il turista sarà curioso ma può non essere simpatizzante, “il pellegrino è più fervente e più consciamente devoto agli ideali del paese che visita”. E può non essere curioso, andrebbe aggiunto. Anche se, essendo un intellettuale, si suppone analitico e critico.
È un libro del 1980, riedito nel 1987, con una sorpresa: nell’intervallo è intervenuto un pellegrinaggio politico di massa in Nicaragua: “Circa centomila americani hanno visitato il paese a partire dal 1979, insieme a un numero di europei occidentali calcolabili in decine di migliaia”.  Ma in questo caso, di potrebbe aggiungere, con  più di un’attrattiva: una “rivoluzione” marxista-leninista dei preti è comunque uno spettacolo, e il Nicaragua e l’esotismo alla porta di casa. Diverso è il caso di Mosca, e di Cuba. Di cui non restano che bugie, perfino incredibili, che lo storico americano ha collazionato.
L’edizione italiana dedica un capitolo, una lunga appendice di Loreto di Nucci, sui pellegrini italiani. Dei qual solo Corrado Alvaro viene salvato, che ne scrisse nel 1938 (“I maestri del diluvio”), per onestà e intelligenza politica. Tutti seguiti, nel dopoguerra, da “’l’Unità” e, fino al 1956, dall’ “Avanti!” (c’è anche Pertini). Dopo il 1956 i viaggi dei “compagni di strada” in Unione Sovietica “diventano rari”. Con l’eccezione di Pasolini e Moravia. Dopo si va a Cuba, e in Cina. Il viaggio in Cina sembra un pellegrinaggio libero, a fronte di quelli ammaestrati all’Avana (“qui non dorme nessuno”, Paolo Spriano) e a Mosca.
Paul Hollander, Pellegrini politici

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