Le
impressioni di viaggio dell’ottobre-novembre 1955 escono quando i drammi del
1956 si sono tutti svolti all’Est, ma Levi li riduce a “notizie”. Lui è sempre
sotto l’impressione di suites principesche, buffet da sogno, accudito da
premurose governanti, affollatissime serate letterarie, incontri ravvicinati
coi migliori scrittori del momento, a Mosca e a Leningrado, e il privilegio di
saltare la fila per l’omaggio d’obbligo al mausoleo di Lenin. Di altro c’è poco.
Giusto la teoria che la rivoluzione sovietica è contadina e ne mantiene i
tratti. Anzi è cattolica: “Si potrebbe dire per un certo aspetto … una
rivoluzione cattolica”. In quanto uomini e donne “hanno la virtù, la vita
morale e, per averla, si sono fatti poveri in spirito”. Uomini e donne sono notevoli
anche per “l’assoluta mancanza, volontaria e quasi ostentata, di ogni
eroticità, sostituita con evidenza da altre volontà, da altri ideali”.
I
sovietici sono gli ultimi “custodi dei
sentimenti e dei costumi dell’Europa”. Per “quella semplicità, quell’ingenuità,
quell’onestà, quella pulizia morale, quella timidezza, quella volontà di bene:
quell’insieme di ideali che raccolgono i miti del progresso, l’ottimismo ella
ragione, il positivismo, la fede nella scienza, l gusto per l’arte verista e
eteroclita, fiduciosa accostatrice di tutte le possibili tradizioni, di tute le
epoche e di tutti i luoghi, la passione per le grandi idee internazionali, la
passione per il potere dell’uomo sulla natura e sul mondo, la tecnica, la
scoperta, la bontà, la virtù”. Gli elenchi delle virtù sono numerosi e tutti
sterminati. . Si
vuole bene a Carlo Levi che ha amato il Sud, pur essendo molto torinese, anche
se lo ha capito poco, ma questo sembra un monumento all’idiozia: la bontà ha
dei limiti.
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