L’ultima trovata è lo
spesometro, dopo il redditometro: “Vi seguiamo”, ghigna l’Agenzia delle
Entrate, “fino all’ultima spesa”. E allora via la corsa a evitare ogni
scontrino o ricevuta di pagamento: una trovata, così si presenta,
antiriciclaggio che sembra fatta apposta per incrementare i pagamenti in nero,
riciclaggio compreso. Si può dire l’esperienza delle Entrate, dopo la loro
elevazione ad Agenzia, una storia di cretinismo fiscale? Befera certamente non
lo è, poiché se ne è posto e vi resta saldamente a capo, ma non si saprebbe
immaginare d peggio.
La via per rientrare
dall’evasione è nota: meno fiscalità indiretta (il massimo dell’evasione è
sull’Iva) e diretta. L’unica riduzione dell’Iva, quella promossa da Prodi
per le ristrutturazioni nel 1996, funziona anche nella crisi: 28 miliardi nel
2013 da recupero edilizio e risparmio energetico, due punti di pil, 4,5
miliardi di Iva. Befera & co., invece, aggiornando in continuo la
caccia la tesoro, sempre minacciosissimi, compresi i raid sugli scontrini nelle
feste comandate, per triplicate le indennità di missione, non fanno che
aggirarla. Aggirare l’evasione. Perfino giustificarla, come legittima difesa.
Col beneplacito distaccato dei politici, che intanto si applicano ai loro
affarucci, al coperto di tanta intransigenza.
Le aziende subiscono ogni anno 97 controlli. A caccia di che? Tre aziende su cinque devono indebitarsi in banca per pagare il fisco, in questi anni di crisi. Se evadessero sarebbe un delitto? Il massimalismo non viene a capo dell’evasione, ogni studente,se non studioso, di scienza delle Finanze lo sa. Ci vuole misura,costanza, ragionevolezza. E che altro? Si aggiunga la piccola corruzione degli appalti, dei sistemi operativi e informatici – una “”modernizzazione” promossa purtroppo da un ministro politico e del mestiere, Visco – e il quadro si chiude. Sono sistemi che girano a vuoto, ma si fanno pagare, e coinvolgono preziose energie. Senza contare il ricorso continuo, per il contribuente volenteroso, al fiscalista.
Le aziende subiscono ogni anno 97 controlli. A caccia di che? Tre aziende su cinque devono indebitarsi in banca per pagare il fisco, in questi anni di crisi. Se evadessero sarebbe un delitto? Il massimalismo non viene a capo dell’evasione, ogni studente,se non studioso, di scienza delle Finanze lo sa. Ci vuole misura,costanza, ragionevolezza. E che altro? Si aggiunga la piccola corruzione degli appalti, dei sistemi operativi e informatici – una “”modernizzazione” promossa purtroppo da un ministro politico e del mestiere, Visco – e il quadro si chiude. Sono sistemi che girano a vuoto, ma si fanno pagare, e coinvolgono preziose energie. Senza contare il ricorso continuo, per il contribuente volenteroso, al fiscalista.
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